Dopo due album usciti per la Hardly Art, “Shapeshifter” (2016) e “Crush Crusher” (2018), Ian Sweet ha firmato lo scorso anno un contratto con la Polyvinyl ed ora pubblica il suo primo full-length per la label dell’Illinois.

Jilian Medford, la musicista di Los Angeles che si nasconde dietro a questo moniker, ha scelto personalmente i produttori che l’hanno aiutata per questo nuovo LP ““ tra di essi troviamo Andrew Sarlo (Big Thief, Empress Of), Andy Seltzer (Maggie Rogers, Chelsea Cutler) e Daniel Fox ““ e ha poi passato il suo disco nelle sapienti mani di Chris Coady (Beach House, Slowdive, !!!, Yeah Yeah Yeahs) per il mixing.

Sebbene il songwriting sia sempre stato un modo importante per processare le sue emozioni, questa volta Ian Sweet, appena uscita da un paio di mesi di terapia, pur continuando comunque a parlare dei suoi problemi mentali, vede anche alcuni momenti di positività .

“Drink The Lake” indica subito una nuova strada del progetto con synth e drum-machine ad accompagnare la voce della Medford, che crea incantevoli melodie mentre parla di temi come la mortalità  e il prendersi cura di chi ti è vicino.

“Sword”, una delle prime canzoni scritte per questo nuovo album, è probabilmente il brano più catchy tra questi dieci con i suoi ritmi dancey, le sue linee di basso decise e un maggiore uso dell’elettronica e ha un tono incredibilmente pop e piacevole.

Anche “Dumb Driver” è doloroso ““ racconta della sua fatica a superare una relazione sentimentale negativa – ma i suoi toni dream-pop chitarristici e le sue sensazioni melodiche sono decisamente piacevoli.

In “Get Better” Jilian, tra la potenza della sua chitarra, ripete, sussurando dolcemente, “I wanna get better, better, better”: un ottimo segno di forza e di volontà  di rialzarsi.

Un clima di tensione, invece, caratterizza la title-track “Show Me How You Disappear”, in cui Ian Sweet passa senza problemi da un uso deciso dei synth e delle drum-machine a una chitarra acustica gentilmente arpeggiata.

Un album dai toni pop e sicuramente malinconico, ma che segna un passo in avanti per la Medford: se il suo sound è sicuramente cresciuto in modo interessante e ha cercato di coprire nuovi orizzonti, a livello umano Jilian ha dimostrato di voler affrontare e superare le difficoltà  che ha incontrato durante il suo cammino. Non possiamo che farle un applauso, sperando di rivederla presto anche su qualche palco qui in Italia.

Photo Credit: Lucy Sandler