Dopo la sbornia britpop di “Change Giver” di un anno e mezzo prima, e con Oasis e Blur a sfidarsi per i pesi massimi del movimento a colpi di vendite (e non solo), c’era comunque buona attesa per il secondo album degli Shed Seven di Rick Witter e Paul Banks.

Anticipato da ben tre singoli (“Where Have You Been Tonight?”, “Getting Better” e “Going for Gold”), “A Maximum High” mette in mostra un rock che punta sulla componente melodica e trainato dalle chitarre elettriche distorte (che in chiusura esplodono in “Parallel Lines”, akmè dell’album tutto), debita enfasi sui volumi (in cabina di produzione Chris Sheldon) e sulle impalcature armoniche brit anche quando i giri si abbassano e l’aria si fa più smithsiana (“Out by My Side”, “Ladyman”), trovando comunque modo di accogliere molte collaborazioni ottime ad ornare l’offerta (i fiati e gli ottoni di Gary Barnacle, John Thirkell e James Taylor su tutti).

L’album farà , a livello di vendite, ancora meglio di “Change Giver”: arriverà  subito alla posizione numero 8 in patria, in una classifica che presentava cannibali del calibro di Take That, Oasis e Alanis Morissette, restando in chart per 37 settimane, diventando subito Disco d’Argento, d’Oro il settembre successivo.

E consacrerà  l’accoppiata Witter/Banks come una delle più solide realtà  di quello che il movimento britpop rappresentò e continua a rappresentare, a posteriori e con più di una punta di nostalgia, oggi.

Shed Seven – A Maximum High
Data di Pubblicazione: 1 Aprile 1996
Tracce: 13
Durata: 50:31
Etichetta: Polydor
Produttore: Chris Sheldon

Tracklist:
1. Getting Better
2. Magic Streets
3. Where Have You Been Tonight?
4. Going for Gold
5. On Standby
6. Out by My Side
7. Lies
8. This Day Was Ours
9. Ladyman
10. Falling from the Sky
11. Bully Boy
12. Parallel Lines
13. Song Seven