è sempre divertente vagare per Bandcamp e lasciarsi attrarre da cover art di album improponibili, o nomi di band accattivanti per poi schiacciare play pieni di aspettative e magari rimanere super delusi o, al contrario, piacevolmente colpiti dal contenuto del singolo, dell’album o dell’EP.
Dunque, quest’ultima situazione è quella che si è verificata al momento della scoperta della band di cui vi parlo oggi, uscita fuori solo nel 2018 dalla remota Brisbane, in Australia.
Già a guardare l’immagine promozionale del quintetto ci si fa un’idea: 5 soggetti (3 donne, 2 uomini), immersi nella natura. Una spiga di grano in bocca, abbigliamento completamente casuale, randomico, e lo scatto in bianco e nero per concludere il quadretto un po’ contadino, un po’ retro.
Poi, come annunciato, si schiaccia play e la magia ha inizio.
Si viene catapultati nei primi anni ’70 dei Creedence Clearwater Revival, letteralmente.
Tra coretti sognanti, quattro accordi (di numero) di chitarra acustica, qualche volta un basso e ancora più raramente una batteria, i 5 australiani ci raccontano, cuore in mano, la loro umida terra in un album di debutto che arriva dopo i numerosi live show che (si legge nella loro bio), hanno permesso loro di affinare le capacità espressive e comunicative.
A farla da padrona è la voce della lead singer e compositrice Alex Campbell, nata per fare del folk il suo mezzo comunicativo. La sua voce sembra attingere a piene mani da certe estetiche e suoni à la Joni Mitchell o Joan Baez, con quell’intimità e dolcezza davvero perfetta per mettere il cuore dell’ascoltatore in pace.
Sembra essere proprio questo l’intento dei Full Power Happy Hour, che con le 8 appassionate tracce dell’album omonimo, sono l’antidoto perfetto per questi tempi turbolenti