Carlo Pinchetti si è fatto le ossa in un buon numero di gruppi della scena indie lombarda, passando dai Daisy Chains ai Finistère per poi fondare i Lowinsky che con l’album omonimo del 2017 e “Oggetti Smarriti” uscito l’anno scorso hanno ottenuto buoni riscontri. Il 2021 vede Pinchetti affrontare una nuova avventura, il suo primo lavoro solista realizzato con l’aiuto di un buon numero di amici come Gigi Giancursi (ex Perturbazione) a piano e chitarra elettrica, Pierluigi Ballarin nelle vesti di musicista / produttore, Marco Brena (Vanarin) alle percussioni, Elena Ghisleri al violoncello, Giulio Pinchetti autore del testo poetico di “Morta”.

Undici brani che lasciano momentaneamente alle spalle le influenze anni novanta per scavare più a fondo inoltrandosi in territori lo ““ fi e indie folk dall’indole spesso malinconica con la chitarra acustica protagonista fin dal bel carosello iniziale di “Lacrime”, uno dei due brani che vede la partecipazione di Giancursi. Melodie cristalline quelle che si ascoltano in “Una Meravigliosa Bugia”, che rivelano il lato più cantautoriale di Pinchetti ben evidente in brani come “Recriminare” e “Zoppico” con Linda Gandolfi alla seconda voce o nella più riflessiva “Fuori di Me”.

Un album che nei momenti più neri si affida a un filo di distorsione (“Sceglie di andare”) e a commenti sul quotidiano tran tran post lockdown (“Strade Vuote”, “Stare qui”, “Peggio di ieri”) prima dell’omaggio che non ti aspetti: una versione di “Here Comes A Regular” dei The Replacements di Paul Westerberg, gente che “quella cosa fuori moda con le chitarre” chiamata rock la faceva negli anni ottanta. Scelta controcorrente ma adatta all’atmosfera di un disco che si chiude con i dubbi di “Credere #2” e il ritorno di Giancursi in un intenso duetto che fa calare il sipario su una prova solista forse disillusa ma non certo sconfitta.

Credit foto: Anna Lisa Pinchetti