L’estate scorsa l’EP dei russi Mashmellow ci ha lasciati senza fiato, in particolare grazie a una canzone magnifica come “Share It“. Guitar-pop in bilico tra Lush e Cure imbevuti di melodia a presa rapida. Il duo russo formato da Masha Shurygina e Egor Berdnikov il mese scorso ha rilasciato un nuovo EP, “Pole Pole“, in cui il modello principale sembra essere sound cristallino dei Sundays. Egor è stato molto contento di rispondere alle nostre domande, soddisfando le doverose curiosità  su una band in evidente ascesa.

La prima domanda è sicuramente scontata ma ci sono davvero poche informazioni su di voi. Puoi dire ai ai nostri lettori quando avete iniziato a fare musica insieme? Avete già  suonato in altre band prima dei Mashmellow?
Ho incontrato Masha tre anni fa ad una festa. C’era il compleanno di un nostro amico comune. Hanno messo in piedi una piccola performance acustica e tutti potevano cantare le loro canzoni preferite. è così che ho sentito la bella voce di Masha per la prima volta. Lei non era mai stata in una band prima mentre io avevo molta esperienza musicale grazie alla mia band Hospital di cui sono il cantante e il compositore principale. Ora non siamo molto attivi in studio ma facciamo ancora qualche concerto. Io e Masha abbiamo scoperto di avere gusti musicali simili, così le ho le ho chiesto se voleva fare qualcosa insieme. è così che è iniziato tutto.

Anche le foto ci dicono che Mashmellow è un progetto tuo e di Masha. Nei due EP però Konstantin e Vladimir suonano con voi: se doveste suonare dal vivo, la collaborazione con loro continuerebbe?
Allora, Kostya è nostro amico ed è la persona che ha prodotto tutti i nostri dischi e ha anche suonato alcuni strumenti, mentre Vladimir è il batterista degli Hospital e anche un nostro caro amico, così gli abbiamo chiesto di aiutarci con la batteria. Ma ora abbiamo iniziato le prove come una band completa. Il nostro primo concerto è stato alla fine di aprile. La band ora è composta da me alla chitarra, Masha alla voce, Vladimir alla batteria e i nostri amici Sasha e Pavel della band ЛАВ che si sono uniti a noi, rispettivamente basso e chitarra.

Negli Hospital mi hai detto di essere il principale compositore, nei Mashmellow come funziona invece?
Il nostro primo EP è stato una sorta di lavoro collaborativo tra me e Masha, gestendo la divisione dei brani. Lei ha scritto due canzoni da da sola, ovvero “Share It” e “Voices”. La cosa è favolosa perchè, pensa, erano le sue prime canzoni in assoluto ed entrambe sono incredibili, specialmente “Share It”. Quando l’ho sentita per la prima volta ho pensato “Wow, che roba!“. Il resto è farina del mio sacco. Ho anche scritto tutte le canzoni per il nuovo EP ma non è stato facile, perchè ho deciso che dovevo scrivere brani speciali per la voce e il carattere di Masha. è stata una piccola sfida per me. Per quanto riguarda i testi, beh, non pensiamo a noi stessi come a dei poeti. Siamo più concentrati sulle melodie. E quindi, a volte, scrivi proprio quello che ti passa per la testa in un particolare momento.

Negli ultimi anni, molte band russe hanno dato un importante contributo allo shoegaze o al dream-pop. Pensi che si possa parlare di una vera e propria scena musicale?
La cosa più interessante è che tutte queste band non sono così popolari in Russia. Voglio dire che abbiamo Pinkshinyultrablast e The Gnoomes, per esempio, che hanno molta attenzione da parte dei media in Europa, vanno in tour e così via, ma difficilmente sono conosciuti in Russia. è proprio una cosa che non capisco e mi lascia molta amarezza.

Dopo le recensioni positive per il primo Ep come vi siete avvicinati al lavoro per questa ottima seconda uscita?
Beh, l’idea era quella di tornare alle cose base. Volevamo rendere il suono un po’ più grezzo e semplice con melodie immediate, un sacco di chitarre e un minimo di synth. Penso che sia stata la decisione giusta.

Mi piacciono molto i riferimenti che avete sulla vostra pagina Bandcamp: parlate di The Sundays e Adorable, che sono due gruppi che adoro, ma anche Hatchie, che è stata davvero una delle più belle rivelazioni degli ultimi anni. In qualche recensione ho letto Lush ma anche Natalie Imbruglia: cosa ne pensi?
Ad essere onesti, odio totalmente questa “necessità ” di dover segnalare un qualche accostamento, ma sai, all’inizio di un progetto possiamo dire che quasi non hai scelta, perchè hai bisogno di dare alla gente un riferimento preciso per la tua musica per aumentare l’interesse. Naturalmente, alla fine, amiamo tutti i gruppi che abbiamo menzionato e ti dirò che a noi va bene mescolare il suono dei Sundays con lo stile pop di Natalie Imbruglia. è così che alla fine arriveremo ad ottenere il nostro carattere distintivo.

Molte volte, se chiudo gli occhi, mi sembra proprio di ritrovare i Sundays, gli arpeggi e il loro suono pulito anche nella vostra musica: “Small Spark” mi sembra l’esempio perfetto. Come è nata questa magnifica canzone?
Sai, questa è proprio la bella storia che sta dietro a tutte le canzoni del nuovo EP, come ti accennavo prima. Quando abbiamo finito la registrazione del primo EP non ho scritto canzoni per circa 6 mesi. La scorsa primavera, quando è iniziato il lockdown praticamente in tutto il mondo, siamo rimasti ovviamente a casa. Così un giorno mi sono semplicemente seduto nella mia cucina, quasi in preda a una sorta di frustrazione e ho pensato che forse non ero più in grado di scrivere canzoni. Ma poi ho preso la mia chitarra acustica e ho iniziato a suonare alcuni riff e ho scritto “We Own The Night” e proprio “Small Spark” in un giorno. Poi tutte le altre canzoni in una settimana. E’ stato come se fosse stata aperta una diga.

Che sorpresa il movimentato finale di “We Own The Night”, non me lo aspettavo. Era la canzone era già  nata così nella tua mente o questo finale è venuto dopo?
Il suono di “We Own The Night” è totalmente merito del nostro produttore Konstantin Buglevskiy. Quando abbiamo iniziato a lavorarci sopra non avevo nessuna idea su quale direzione avremmo potuto prendere. Era solo una ballata acustica. Semplice se vuoi. Così, quando siamo andati in studio, un giorno lui ci ha detto di ascoltare quello che aveva fatto. Eravamo abbastanza scioccati: batteria trap con synth ambient e un finale che suona come gli Arcade Fire o qualcosa del genere. Siamo rimasti spiazzati, ma poi abbiamo esclamato “Si amico! Facciamolo così“. In qualche modo, quello che si sente nell’EP è praticamente la versione demo di questa canzone. Io ho solo suonato in acustico. Posso essere sincero su questa canzone? Mi ha davvero sorpreso perchè è quel tipo di brano che non mi sarei aspettato da noi stessi. Verrebbe da dire “troppo” pop anche per noi.

Posso dire che “Trust” è forse la vostra canzone più shoegaze di sempre?
Assolutamente. è davvero fantastico suonarla dal vivo. Adoro l’idea del muro di suono e questo è il nostro tentativo di costruire quel muro. Penso che questa canzone sia perfetta per concludere l’intero lavoro.

Ogni volta che ascolto “Share It” (dall’EP precedente) rimango incantato. Posso dirvi che, secondo me, è la perfetta canzone indie-pop? Anche il video è bellissimo, come è nata l’idea della sirena?
Amo molto questa canzone. Anche io, come te, trovo sia la perfetta canzone indie-pop. Ha una struttura semplice, pochi accordi, la melodia è favolosa e orecchiabile e c’è anche molta energia. L’idea del video è venuta dalla regista Ksenia e dal produttore Kostya. Ci hanno mostrato alcuni vecchi video degli Hole e altre cose degli anni ’90 e tutto questo si adattava alla perfezione.

Pensi che la vostra musica sarà  presto disponibile su CD o vinile e non solo in digitale?
Sarebbe fantastico ma, per ora, non ne sono sicuro. Forse con l’album d’esordio, in futuro.

Grazie mille per la tua gentilezza. Ultima domanda. In questo periodo è impossibile non parlare della pandemia. Qui in Italia non abbiamo molte notizie su come la Russia stia affrontando la situazione. Ho visto immagini di concerti all’aperto in Australia e naturalmente c’è grande invidia, ma anche speranza. Come vedi la situazione?
Tutto quello che posso dirti a riguardo è che siamo davvero felici di essere in Russia ora. Lo scorso anno era tutto come nel resto del mondo, quindi le chiusure e così via. Ma ora tutti i bar e i club sono aperti, puoi fare concerti e, se vuoi, puoi cenare al ristorante. C’è ancora qualche restrizione, si deve indossare la mascherina nei trasporti pubblici per esempio, ma di certo non ci sentiamo più come in prigione con tutte quelle limitazioni di prima.