Due devono essere i punti di partenza quando si parla dei The Orchids. Il primo è che in ambito bedroom-pop, o pop da camera, che dir si voglia, i ragazzi scozzesi sono una delle migliori band che possiamo citare, se non, addirittura la migliore. Il secondo assioma è che chi ha inciso per la Sarah Records è automaticamente nell’Olimpo della musica.

Dette queste cose necessarie, ecco che i riflettori si accendono su “Unholy Soul”, secondo album di una discografia deliziosa a dire poco. L’album in questione è uno di quei lavori che potremmo definire didascalico, per il semplice motivo che si muove in svariate direzioni e tutti i sound toccati sono mirabili esempi di perfezione assoluta. Il pop declinato nelle sue variazioni, dal jangle al ballabile, dal rumoroso al carezzevole, in un susseguirsi di delizie musicali capaci di prevedere le future magie di una band come i Belle & Sebastian e pure alcune derive più danzanti di casa Primal Scream. Il gusto melodico degli Orchids è prossimo al 10 e lode, hanno una grazia innata nella scrittura e sanno infarcire il tutto con quell’aria sospesa tra l’agrodolce, il trasognato e l’ironico: tutto bellissimo.

La band gioca perfettamente sul piano dell’equilibrio, lavorando di fino su un guitar-pop dai richiami anni ’60 senza disdegnare qualche arrangiamento in cui i synth e i beat fanno capolino. Uno sguardo a Manchester e al suo groove movimentato, uno a quelle melodie freschissime e invitanti che poi faranno la fortuna del britpop, profumi popedelici ma sopratutto quella capacità  introspettiva che ha sempre contraddistinto la Sarah Records: hai voglia a non definire “Unholy Soul” come un disco capace di accontentare ed emozionare tutti.

Da bozzetti delicati (“Bringing You The Love”), alla delicatezza intimista (“Women Priests and Addicts”, “Long Drawn Sunday Night”) passando per la sguaiatezza sporca (“Coloured Stone”) e lezioni jangle-pop impartite come professori di altissima scuola (“Me and The Black and White Dream”) tutto fila via che è un piacere, flirtando, come si diceva, con andamenti ballabili in “Frank De Salvo” che però piazza pure chitarrone super acide, “The Sadness Of Sex (Pt.1)” che ci porta dritti in pista e naturalmente la perla delle perle, quella “Peaches” che vede Pauline Hynds catturarci il cuore con la sua frase “Get yourself high, feed your soul, set yourself free“, mentre intorno è magia cristallina tra jangle-pop, soul e spruzzate funk mescolati con una bravura che lascia esterrefatti e senza fiato.

Avete voglia di andare a scuola di pop? Bene, la lezione può iniziare, i professori Orchids sono qui per voi.

Pubblicazione: 13 maggio 1991
Genere: Twee pop, dream pop, jangle pop
Label: Sarah Records
Produttore: Ian Carmichael

Tracklist:
1. Me and the Black and White Dream
2. Women Priests and Addicts
3. Bringing You the Love
4. Frank De Salvo
5. Long Drawn Sunday Night
6. Peaches
7. Dirty Clothing
8. Moon Lullaby
9. Coloured Stone
10. The Sadness of Sex (Part 1)
11. Waiting for the Storm
12. You Know I’m Fine