Primo album per gli Hadda Be, band i cui componenti provengono da Londra e Brighton e che abbiamo conosciuto in precedenza con il moniker   Foundlings.
Alcune difficoltà  di tipo burocratico hanno spinto il quartetto a cambiare nome alla band che ha registrato gli undici brani di “Another Life” in soli cinque giorni presso al Brighton Road Recording Studios sfruttando i periodi di parziale libertà  di movimento causati dalla triste epidemia.
Un paio di singoli e un EP omonimo avevano preceduto il debutto a 33 giri (come si diceva in tempi meno digitali) che, come dichiarato dai ragazzi, cerca di tramettere le vibrazioni e l’energia che la band sa creare durante le esibizioni dal vivo.

Un album che trova diversi modi per esprimere le proprie potenzialità  con la voce di Amber Rose capace di sprazzi prepotenti e aggressivi (Wait in the Dark su tutte) ma che con altrettanta disinvoltura si trasforma in dolce e gentile come nella splendida “So it Goes”, un soffice manto di note che si diffondono da una morbida chitarra acustica su cui scende la malinconica voce di Amber, un leggero velo di seta sospinto da una brezza primaverile. Non posso fare a meno di pensare a Sonya Madan dei favolosi Echobelly ascoltanto la title track “Another Life”, una brano gonfio di vitalità  che già  si prenota per il bis nei loro prossimi concerti.

Non si resta di certo indifferenti ascoltando “Catch it on the Fall” con quel basso iniziale così anni ’80 accompagnato da una batteria che non lo molla con quel tocco gotico, un’atmosfera che vira più in là  in un ritornello malinconico e inquieto.
Un tocco di sano rock ci accompagna in “Fire” mentre “Apathy” apre l’album con un ritmo tutt’altro che pigro e indolente.

Ottimo esordio per la band che prese il nome da un poema di Allen Ginsberg.

Credit Foto: Luthiem Escalona