Arrivano dalla Svezia i Linger, un progetto nato dall’unione musicale di due cantautori, i fratelli Tomas Juto e Tony Lind i quali, hanno deciso di mettere insieme la loro esperienza maturata con varie band e artisti nel corso degli anni.

“Suoniamo insieme in band e contesti diversi ormai da molti anni, per progetti nostri e di altri, ma non abbiamo mai deciso di sederci e scrivere qualcosa insieme, solo noi due”, spiega Tomas Juto.

“Toward the sun” è il loro album d’esordio uscito lo scorso 23 giugno con il biglietto da visita rappresentato da “Devour”, brano che comprende un concentrato di sonorità  alternative sorrette da un tappeto psichedelico con sullo sfondo narra la lotta contro la depressione, sul desiderio di liberarsi dalle circostanze, ma sentendosi completamente incapace di farlo.

“Toward the sun” è stato registrato nei Soundtrade Studios di Stoccolma e porta con sè una gestazione purtroppo dolorosa, come hanno avuto modo di raccontare i fratelli: “Mentre stavamo scrivendo le canzoni per questo album, a nostro padre è stato diagnosticato un cancro e dopo un mese dalla diagnosi se n’era andato. Anche se non ha mai avuto la possibilità  di ascoltare queste canzoni, le ultime settimane che abbiamo passato con lui hanno sicuramente lasciato il segno nella nostra scrittura. Abbiamo preso il nome LINGER da un verso della “25esima ora” di Spike Lee: “Non bevo da due anni, ma ne farò uno con te, un ultimo whisky con mio figlio. Prenditi il “‹”‹nostro tempo con esso, assaggia l’orzo, lascialo indugiare. E poi vado”. “Questa musica è il nostro ultimo drink con nostro padre e la dedichiamo alla sua memoria”.

Le note accorate, in effetti attraversano tutte le tracce dell’album che, dopo un breve intro “Insurgents”, prende il volo con l’intensa title track che precede il pop folkeggiante di “We don’t talk about it” fino alla successiva dolce ballata di piano “Everything that you’ve got”, che mette in luce le doti del duo scandinavo.

Il leitmotiv di questo debutto è sempre attraversato da quel piglio nostalgico che, tuttavia, non appesantisce gli episodi che raggiungono picchi qualitativi degni di nota in “Delorean”, nei sette minuti rock-blues di “Long live the light” e nella richiamata “Devour”.

Nient’altro da aggiungere, solo consigliare l’ascolto di questo debutto.

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