Ci sono dei dischi che si attendono con impazienza e poi, messi sul piatto, deludono: troppe aspettative non ripagate. La cosa, per fortuna non accade con il nuovo album dei sempre deliziosi Massage, che danno degno seguito a quella perla che era “Oh Boy” (2018).

La band si muove alla perfezione lungo quel solco che le band di casa Sarah Records avevano tracciato con tanta maestria: un guitar-pop che per quanto sia accattivante e melodico non perde mai la sua valenza agrodolce, in perenne bilico tra malinconie e sorrisi che non ci appagano mai del tutto, come se ci mancasse sempre qualcosa per la felicità , ma la cosa non ci disturba, anzi, forse è proprio li il segreto, in quella mancanza, in quel 99 che non diventa mai 100.

Jangle-pop costruito in modo perfetto a dire poco, con melodie solari che ci viene la pelle d’oca ad ogni ascolto e i lacrimoni fanno capolino perchè Field Mice e Brighter sono li dietro l’angolo. La scuola C86 conosciuta come i bambini delle elementari sanno l’alfabeto e il manuale di “come costruire la perfetta pop-song” sopra il comodino, imparato dalla prima all’ultima parola.

C’è una cura altissima a tutto in questo disco, nei ritornelli, nelle melodie, nel romanticismo, nelle citazioni a mostri sacri del passato, nell’uso delle voci, nella capacità  di emozionare anche con il gusto della leggerezza e delle piccole cose: io non riesco a trovare un minimo difetto.

QUESTO, PER ME, E’ IL VERO INDIE-POP.

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Massage: Bandcamp