Ritorna la fottuta tempesta tropicale e ancora una volta, con più forza di sempre cerca, e a tratti riesce, a mostrare  tutta la sua anarchia musicale e la voglia di infrangere le regole.

Perchè diciamolo subito Gareth Liddiard è un fottuto “bastardo” ma di quelli simpatici e brillanti, che ti sbattono in faccia la loro visione del mondo e della musica, senza compromessi e con la forza dell’ironia, è uno che già  con i Drones ha fatto un percorso personale e apprezzato, è uno che prende, mescola, trasforma e crea un sound volutamente fuori dagli schemi.

Questo percorso lo continua con i Tropical Fuck Storm, una band affiatatissima e spiazzante, nella quale ogni componente fa la sua parte creando un lavoro dove assistiamo ad una follia ragionata e assolutamente piacevole.

I Tropical Fuck Storm sono un super gruppo e chi ha avuto la fortuna di vederli live già  lo sa, Gareth Liddiard e Fiona Kitschin hanno lavorato per anni con i Drones, il batterista Lauren Hammel, proviene dagli High Tension, e Erica Dunn, ha militato in diverse band e suona con maestria diversi strumenti.

Ad ascoltarli bene in questa voglia di rompere gli schemi si finisce per riconoscere una certa scelta art-rock condita da psichedelica alterazione,   da stravagante e genuina voglia di essere diversi nel tentativo di cercare in questa diversità  il proprio pubblico.

Una diversità  che comunque non li libera da chiari riferimenti ad artisti del passato che a tratti escono fuori dalla loro scrittura come avviene per esempio in “G.A.F.F.” e “Bumma Sanger”   che sembrano presi da un album allucinato di Tom Waits, o nell’ottimo “Blue Beam Baby” che nel ritornello ” Oh, can you see? Can you see what I see? Can you see, can you see?   Can you see what I see?“, sembra farci piombare in un classica melodia alla Talking Heads.

Se musicalmente siamo su una giostra pericolosa e volutamente traballante, sul fronte testi le cose si fanno ancora più pericolosamente interessanti, il già  citato “Bumma Sanger” è un ironico resoconto dell’isolamento da pandemia, e del tentativo di fuga da questa situazione imposta dagli eventi “.…Dio ha dato ai germi il loro dominio Devi chiederti cosa stesse pensando Ma è così, è così”, la bella “Legal Ghost” affronta la tragedia del suicidio della sua ex ragazza poco più che ventenne “So it may as well be me, I got nowhere to be/ I’ll probably hang around/Yeah, just you, me, us two, and your legal ghost/ Your legal ghost“, e infine in “Suburbiopia” viene cantato come in fondo far parte di una setta suicida non è poi così peggio di quello che si fa ogni giorno nella propria naturale tensione verso il nulla, “…Hai sentito parlare dei Raà«liens? Hai sentito parlare di Heaven’s Gate?..Hai mai percorso il sentiero splendente o sorseggiato il Kool-Aid? “Sono tutti assassini psicopatici”, posso sentirti dire con disprezzo Sono morti e se ne sono andati, probabilmente hanno torto ma forse avevano ragione“.

In questo caos ragionato l’unico momento di respiro è “New Romeo Agent”, quasi un delicato e sognante elettro pop che spezza e alleggerisce la tensione, soprattutto durante l’ascolto iniziale dell’album, episodio unico e isolato ma comunque riuscito.

“Deep State” è quindi una fottuta tempesta tropicale che fa per bene il suo dovere, inizia con il travolgerti e buttarti a terra,   ma poi, appena riesci a rialzare la testa, si mostra in modo piacevolmente chiaro e limpido, se solo hai la voglia e l’abitudine di donare del tempo al tuo ascolto.

Photo credit: https://www.joyfulnoiserecordings.com/collections/tropical-fuck-storm