Di Polly Mackey e del suo progetto solista Art School Girlfriend si parla molto bene da qualche anno ormai. L’album d’esordio della musicista nata a Wrexham in Galles ma di stanza nell’inglesissima Margate si è fatto attendere forse più del dovuto, anticipato da un buon numero di EP che già  mettevano in mostra i suoi punti di forza: la voce versatile, carezzevole ed espressiva, la capacità  di spaziare tra i generi con una predilezione per l’elettronica più sofisticata.

Nulla a che vedere con lo shoegaze a lungo praticato nei Deaf Club, band in cui Polly ha militato prima di mettersi in proprio, esperienza mai rinnegata che le ha lasciato in eredità  una voglia di avventura e libertà  evidente anche nei dieci brani di questo primo album. Nessuna rivoluzione in “Is It Light Where You Are” ma tante emozioni ben orchestrate. “In The Middle”, la title track, “Softer Side” rappresentano il lato più riflessivo e melodico di un disco che non rinuncia a riverberi e distorsioni fin dalla traccia seguente (“Give”). Un sound intenso e sperimentale che contagia anche la ritmata “Colour Me”.

The Japanese House, Beach House sono nomi a cui Art School Girlfriend viene spesso giustamente accostata. Il lento crescendo di “Helm” trascina in territori familiari, vicini alle sonorità  raffinate e dolenti tipiche della produzione di Amber Bain, riprese anche in “Good As I Wanted” e “Bored Of Myself” mentre la chiusura dei giochi è affidata ai cinque minuti di “Eyes On You” che regalano un’ottima atmosfera, vissuta e malinconica. Si è presa del tempo per concepire quest’album Polly Mackey e bene ha fatto, a costo di sacrificare un po’ d’immediatezza per ottenere sound e sensazioni giuste.