Ce li eravamo un po’ persi per strada gli Sleigh Bells, rimasti per lungo tempo in silenzio dopo esser sopravvissuti a una fase calante iniziata immediatamente dopo lo spegnersi dell’hype per i fulminanti successi degli esordi. Una cosa è certa: difficilmente rivedremo il duo statunitense riacciuffare quella popolarità  che, nell’ormai lontano 2012, gli consentì di sfiorare la Top 10 della Billboard 200. Il nuovo “Texis” però non delude le aspettative, per quanto certifichi la definitiva perdita di quella genuinità  e urgenza che erano alla base dell’innovativa formula musicale di “Treats” e “Reign Of Terror”.

A distanza di quattro anni dalla pubblicazione del mini-album “Kid Kruschev”, il duo statunitense si rimette in discussione con undici tracce di scintillante e ruggente noise pop, decisamente più patinato rispetto a quello grezzo e simil-garage proposto in passato ma ancora incisivo.

Una mano di vernice fresca sulle consuete ““ un modo come un altro per dire non più avanguardistiche – sonorità  che mischiano agilmente melodie zuccherine, chitarroni metallari, ritmi digitali e sintetizzatori sotto steroidi e si parte, pronti a riconquistare i fan lungamente rimasti a bocca asciutta e rimettere in riga tutte le band che, più o meno sfacciatamente, hanno attinto a piene mani dalle loro lezioni.

Ad aprire le danze col piglio giusto sono i bassi pieni e il palm-muting assassino di “SWEET75”, cui segue il delizioso e al tempo stesso frenetico mix tra dream pop e industrial di “An Acre Lost”. In “I’m Not Down”, le complesse trame ritmiche delle strofe sembrano quasi dissolversi non appena subentra la potentissima sei corde di Derek E. Miller. Nella stravagante ma incredibilmente catchy “Locust Laced” la protagonista indiscussa è la cantante Alexis Krauss, che sparge melassa su due minuti e mezzo che scorrono via tra atmosfere da filastrocche da bambini, cori da cheerleader e chitarre surf.

Il synth-pop bello cafone di “Knowing” è una boccata d’ossigeno prima dell’assalto thrash/electro di “Justine Go Genesis” e della lunga parentesi di quello che, a tutti gli effetti, potremmo definire rock trans-temporale. Un corposo insieme di tracce che, in costante bilico tra futuro (hyperpop), presente (elettropop) e passato (hard rock, heavy metal, punk rock”…), sembra quasi volerci tramortire con la forza di un sound mutante, indefinibile e non sempre a fuoco.

Vale la pena comunque dedicare più di un ascolto alle contorte “Tennessee Tips” e “Hummingbird Bomb”, alla delicata (a modo suo”…) “Rosary” e alla super-aggressiva “Red Flag Flies”. No, non volano altissimo i ritrovati Sleigh Bells, ma il loro strano, sporco lavoro riescono ancora a farlo in maniera dignitosa. E “Texis” è un buon punto di partenza per provare a recuperare la rilevanza perduta.