Il terzo album di Hamish Hawk lo possiamo considerare come un nuovo inizio: il cantautore trova l’aiuto di una vera e ottima band e insieme ad alcuni di loro, Andrew Pearson (chitarre) e Stefan Maurice (tastiere e batteria) firma gran parte dei brani, completano poi il gruppo Alex Duthie (basso) e John Cashman (tastiere).
Il risultato che ottengono è un album particolarmente riuscito, pieno di belle canzoni e testi interessanti, che potrebbe essere il lavoro della svolta artistica per Hamish Hawk, un disco che proposto live farà avvicinare all’artista una nutrita schiera di fan.
I suoi brani risentono molto dell’influenza del primissimo Morrissey post Smiths, in alcuni pezzi davvero evidente, ma troviamo anche rimandi ai Divine Comedy, in un insieme che ci regala un album piacevole all’ascolto e con parecchi brani da inserire in playlist.
Hamish Hawk ha una bella voce espressiva e profonda, che frequentemente dona spessore ai pezzi, anche quando, come avviene per il brano di apertura “Vivian Comma “, tutto si muove su una base musicale leggera e ripetitiva.
Con “This, Whatever It Is, Needs Improvements” le cose cominciano a farsi interessanti e più coinvolgenti, il brano è ben realizzato e la voce si mostra in tutta la sua bellezza mentre il pezzo cresce di intensità per poi chiudersi con una chitarra che ben conosciamo.
E poi? Poi arriva il singolo “The Mauritian Badminton Doubles Champion, 1973”, sicuramente il brano maggiormente capace di trainare l’album e attirare l’attenzione.
Il pezzo ricorda molto gli Smiths, con la sua chitarra brillante che, combinata con il modo di cantare malinconico e armonioso di Hamish, in pieno stile di Morrissey, ci regala qualcosa di grandioso, da ascoltare e riascoltare, con un testo che riflette sull’arte e la vita, accompagnato anche da un bellissimo video.
I brani successivi “Bakerloo, Unbecoming ” e “Your Ceremony” si muovono sulla stessa linea con chiari, ancora, riferimenti al caro vecchio Moz, di cui Hamish Hawk tra l’altro si professa grande ammiratore.
L’album presenta comunque anche scelte diverse e interessanti, come l’altro singolo “Caterpillar ” che è un post punk riuscito, interpretato in maniera volutamente carica di espressività dall’artista, o “Calls to Tiree “, tra i miei preferiti, nel quale la sua voce mi conquista definitivamente, accompagnata da un organo e da riff di chitarra, un brano a tratti anche singolare, che si conclude con un sarcastico ” I know what it’s like It’s men you love and trust, gettin’ to search and search Online (online) online (online) online“.
“New Rhododendrons” chiude degnamente l’album, un lavoro che è una ventata di aria fresca che ci dona il piacere dell’ascolto e un artista da seguire e tenere sotto attenta osservazione.
Il cantante sta iniziando ad avere un certo riscontro in Inghilterra, i suoi singoli stanno attirando l’attenzione di molti e il tour sarà determinante per aumentare la schiera dei suoi fan, permettendogli quella crescita che sicuramente merita.
Hamish Hawk con “Heavy Elevator” fa centro, ma solo il tempo ci dirà se siamo di fronte ad un artista importante, per il momento non possiamo che goderci questo splendido album.
Credi Foto: Ludovic Farine