Hayden Calnin è un produttore e musicista di Melbourne: dopo aver realizzato due album, “Cut Love Pt. 1 & Pt. 2” nel 2016, l’australiano si è dedicato maggiormente all’attività  di producer per altri artisti del suo paese, ma a settembre è ritornato con un nuovo LP, “What It Means To Be Human”, uscito per Nettwerk. Calnin si muove tra folk ed elettronica e, con il suo nuovo lavoro, è riuscito a costruire panorami sonori che, grazie alla loro bellezza, riescono spesso a mettere i brividi a chi ascolta, tanto da ricevere meritati paragoni con Bon Iver e M83. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa nuova release per contattare Hayden via e-mail e farci raccontare qualche dettaglio in più. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Hayden, come stai? Come vanno le cose con il Coronavirus in Australia in questo momento? La situazione sta migliorando?
Ciao, sto bene. Il Coronavirus si sta ancora facendo strada nel mio paese e continuerà  così per un po’ di tempo e non sta migliorando molto qui a Melbourne. Le chiusure continuano e i casi e le morti stanno peggiorando se non altro. Ma basta con questo…

Il tuo terzo disco, “What It Means To Be Human” è uscito il mese scorso: quali sono le tue aspettative al riguardo? Quali sono state le prime reazioni dei tuoi fan?
In realtà  non avevo aspettative su come sarebbe andata. Rimarrai sempre deluso se te le poni. Le prime reazioni sono state grandiose dai nuovi ascoltatori e dai miei fan, una risposta prevalentemente positiva finora sia dall’industria che dagli ascoltatori.

I tuoi primi due album, “Cut Love pt. 1 & pt. 2” sono usciti entrambi nel 2016: cosa è successo durante questo periodo di tempo?
Sembra passata un’eternità . Stavo ancora cercando di trovare la mia direzione in quel periodo, quindi quegli anni in mezzo sono serviti solo per migliorare le mie capacità  come musicista e produttore e dare un grande aiuto alla scena musicale australiana e agli artisti al suo interno.

Quanto ti sei evoluto come musicista rispetto ai tuoi dischi precedenti? Quali sono stati i maggiori cambiamenti nel tuo nuovo album?
Molto! Non ho mai avuto l’intenzione di fare musica per un periodo di tempo così lungo, ma mi sono impegnato e ho passato il tempo ad affinare le mie capacità . Ho registrato tanta musica per altri artisti in tutto il paese, così come la mia, scrivendo molte composizioni per il cinema e la tv e suonando dal vivo quando posso. Gli ultimi due anni sono stati ovviamente lenti sul fronte dei tour, ma non vedo l’ora di tornare finalmente on the road.

Hai scritto, registrato e prodotto interamente il tuo nuovo LP: Cosa significa per te? è stato un passo importante per la tua carriera? Ti ha dato più libertà  creativa durante il processo?
L’ho sempre fatto per tutti i miei lavori, quindi non è una novità  per me. Ma, con ogni lavoro di produzione che intraprendo, affino ulteriormente le mie capacità , c’è sempre spazio per una maggiore crescita. Sicuramente mi dà  più libertà  creativa farlo in questo modo Per alcuni funziona, per altri no. Non tutti hanno bisogno o vogliono fare tutte le cose, ma è come mi piace che vada il processo.

Mi piace il titolo del tuo nuovo disco, “What It Means To Be Human”: qual è il vero significato dietro a esso?
Il significato riguarda la ricerca di uno e di farlo proprio. Assurdismo per usare una parola migliore.

Quali sono state le tue maggiori influenze musicali per il tuo nuovo disco?
Troppe, ma prevalentemente le colonne sonore dei film sono ciò che hanno dato il tono al disco. Volevo che l’album fosse come la colonna sonora di un film, con un inizio, una parte centrale e una fine. Ho deciso di fare un disco da viaggio e penso di esserci riuscito.

Di cosa parlano i tuoi testi? Sono personali? Cosa ti ha maggiormente ispirato, mentre li stavi scrivendo?
Testi umani su cose umane. Spazia da argomenti molto personali su di me ad una visione universale su ciò che siamo, su dove siamo e sulla ricerca del nostro posto al suo interno.

Il tuo disco è stato scritto durante la pandemia? Se sì, quanto ha influenzato il tuo songwriting?
Metà  e metà . Ho iniziato il disco prima che la pandemia colpisse, ma ho sicuramente usato tutto questo tempo per svilupparlo ulteriormente e dargli vita. Ho cercato di non sprecare tutto questo tempo, cercando di sfruttarlo nel miglior modo possibile.

Nel tuo album c’è questa canzone chiamata “Oh What A Mess I’m In”: puoi dirci a cosa ti stai riferendo?
Questa confusione è semplicemente il caos dell’universo.

Hai firmato con la Nettwerk: sei felice di lavorare con un’etichetta così cool?
Molto. La Nettwerk è stata fantastica da quando ho iniziato a lavorare con loro. Hanno un team incredibile ed è stata la prima etichetta che mi è sembrata adatta a quello che voglio fare e che mi supporta al 100%.

Ci sono un sacco di artisti brillanti usciti dalla scena indie australiana di recente: sei orgoglioso di farne parte? Hai qualche nuova band/musicista da suggerire ai nostri lettori?
C’è fin troppo talento qui in Australia. Alcuni che suggerirei sono Braille Face, Bec Goring, Liz Stringer e Alexander Biggs. Tutti fantastici.

I concerti stanno lentamente tornando: cosa ne pensi? Hai già  pianificato un tour a breve?
Non per noi temo. Melbourne e il mio Stato sono in isolamento e lo sono stati per molto tempo.

Un’ultima domanda: puoi scegliere una delle tue canzoni, vecchia o nuova, da utilizzare come colonna sonora di questa intervista? Grazie mille.
“In The Beginning”. Mi sembra appropriata.

Photo Credit: Al Parkinson