“Hushed And Grim” si apre come un esperimento nel quale la band americana si allontana dalle sonorità  metalliche che l’hanno contraddistinta nel recente passato e si avvia su una oscura e viscerale strada alternative-rock sulla quale improvvisi lampi e bagliori progressive hanno il compito di dare speranza all’ascoltatore/viaggiatore che si sta addentrando nelle profondità  più buie, misteriose, lugubri e tormentate del Creato, laddove il confine tra la vita e la morte è estremamente labile, tentando di comprendere quale sia il senso di tutto questo dolore e questa sofferenza, sia fisica che spirituale, che percepiamo, ogni giorno, attorno a noi. Dicono che, oltre questo confine, vi sia un albero speciale verso il quale si dirigono le nostre anime dopo la fine. Esiste davvero? E se fosse così, potremo ritrovare le persone care che ci hanno lasciato?

Domande che pulsano dentro di noi; domande che ci tormentano e confondono; domande che ci consumano e impauriscono; ma che ci contraddistinguono come esseri umani, oltre che essere assolutamente necessarie per crescere e per migliorarci. Una volta che oltrepasseremo il senso di vuoto, una volta che accetteremo il nostro dolore, saremo in grado di percepire anche quello altrui, indipendentemente dalla persona che abbiamo davanti, e potremo esserle di conforto. I Mastodon affrontano l’abisso della perdita, rendendo questo disco una sorta di celebrazione affettiva che possa ricongiungerci con il nostro passato, liberandolo dai rimorsi, dagli errori, dai torti e dai sensi di colpa, e mettendo in evidenza solo quelli che sono i ricordi più amorevoli. Ricordi che diventano un patrimonio comune e che vengono canalizzati in questi quindici brani in modo da costruire un reale canale di comunicazione tra le persone, un efficace e terapeutico rimedio contro la solitudine, un caloroso inno di partecipazione e di condivisione.

L’album, di conseguenza, assume un tono grave, mistico e riflessivo, un intreccio dark-metal che si riempie di passaggi emotivi, di aperture e riverberi cosmici, di armonie vocali, di assoli heavy-metal dal sapore epico e di interferenze psichedeliche che raggiungono il culmine nel brano finale, “Gigantium”, una vera e propria alba che mette fine all’oscurità  e proietta tutti noi, band e ascoltatori, verso un più luminoso e fiducioso futuro, consapevoli di non essere più soli e di esser portatori di un’energia immortale.

Credit Foto: Clay Patrick McBride