è di nuovo venerdì e seguendo la traiettoria del volo di un moscone – dal ronzio più emozionante di tante cose sentite ultimamente – ho percepito l’esigenza, da parte dell’Universo, di sapere (anche) la mia sulle ultime pubblicazioni musicali del Belpaese; è per questo che, signore e signori, ho deciso di comunicare urbi et orbi il mio bollettino del giorno sulle nuove uscite del pop italiano. Sì, quel tragico, ribollente pentolone traboccante degli sguardi impietosi di chi dice che la musica nostrana fa schifo, di chi “parti Afterhours, finisci XFactor“, di “Iosonouncane meno male che esisti“, di “Niccolò Contessa ma quando ritorni“, di Vans, libri citati mai letti e film repostati mai visti che ogni venerdì rinfoltisce la sua schiera di capipopolo di cuori infranti con una nuova kermesse di offerte per tutti i gusti e i disgusti. Ecco, di questo calderone faccio parte come il sedano del soffritto, quindi non prendete come un j’accuse quello che avete letto finora: è solo un mea culpa consapevole ed autoironico – ridiamoci su! che una risata ci seppellirà , per fortuna, prima o poi – a preparare lo sfortunato lettore alla breve somma di vaneggi e presuntosi giudizi che darò qui di seguito, quando vi parlerò delle mie tre uscite preferite del weekend, e della mia delusione di questo venerdì. Sperando di non infastidire nessuno, o forse sì.

SPECIALE GREEN SELECTION

GALEA, Femminuccia

Ora dirò una cosa che è impegnativa da dire, ma la dirò lo stesso: Galea è la penna più interessante del panorama femminile, e tra lei e il resto delle colleghe e colleghi si sta creando un divario che, ad ogni uscita, si amplifica per distacco qualitativo e quantitativo. Sì, perchè quella di Claudia è una scrittura bella, ma anche funzionale: conquista per i suoi lati pop – arrivando anche a chi fa orecchie da mercante – grazie all’inevitabile appeal delle liriche, e dall’altro lato sfonda le coscienze grazie ad una densità  di contenuto che si fa rieducativa, per l’ascoltatore e per la scena. Come a dire: ecco, così si parla di certe cose, così si scrive una canzone. Ma Signore si nasce, per parafrase Totò; e Claudia, modestamente, la nacque. “Lacrimuccia” tra i top 10 pezzi del mio personale 2021.

MIGLIO, Con la tua saliva

Sono un ascoltatore della prima ora di Alessia, e ogni nuova pubblicazione della giovane cantautrice di stanza a Bologna attira la mia curiosità  come il miele gli orsi. Ebbene, anche a questo giro le orecchie si incollano a quella sostanza appiccicosa e densa che è la scrittura di Miglio, fatta di cose vere e intense, che non necessitano di interpretazione perchè lei te le spara in faccia, con rabbia e con amore. Un brano che non è semplice, che ha un flusso proprio incapace di rispondere a schemi: si prende i suoi tempi e i suoi spazi per arrivare dove vuole e, alla fine, ci arriva.

ROJABLORECK, Waifu Killer

Non capisco nessuna delle cose che dicono, non so a cosa si riferiscano le frasi sconnesse (solo apparentemente) che il cantante pronuncia, non riesco a dare un senso alla somma di riferimenti di cui il brano pullula – ma i Rojabloreck hanno anche dei difetti. Non criticare ciò che non capisci, diceva quel vecchio furbone di Roberto Zimmerman: ecco, io non capisco la nuova musica dei Roja, ma non riesco a fare a meno di amare la band di Massa (o di Carrara?). Perchè? Non lo so. Forse perchè hanno dei bellissimi piedi? Forse perchè suonano da paura? Forse perchè questa cosa che non gliene frega nulla di niente la trovo tremendamente romantica? Che devo dirvi, non mi capisco. Quindi, di conseguenza, non criticatemi.

MILELLA, Lido Nostalgia (EP)

Bella storia Milella, cantautore pugliese che da queste parti è passato più volte e che certo non potevo esimermi dal segnalare nel giorno più importante, quello della pubblicazione del suo primo EP “Lido Nostalgia“; leggi il titolo, e già  capisci tutto ancora prima di ascoltare i cinque brani dell’extended play: davanti agli occhi si prefigurano gli ombrelloni, il mare degli ultimi giorni d’estate, le fantasie a righe scolorite delle sdraio dei tuoi e quella sensazione di saudade che prende lo stomaco e lo trasforma in una tagliola. Sì, stai invecchiando, ma se lo racconti in un disco convincente come quello di Milella forse, almeno per il tempo di un ascolto, riesci a fermare l’inesorabile capitombolare degli eventi.

FRANCESCA MORETTI, Piovono segreti

E che dire, se non che quei furboni di La Clinica Dischi ci sanno fare eccome con le voci femminili, dotati di un quasi fastidiosissimo talento (ogni talento vincente da fastidio a noi invidiosoni, che ci vogliamo fare) per lo scouting di voci sconosciute che prendono il volo dai laboratori della fucina ligure? Facciamo il conto: per prima Martina Sironi, uscita dalla sala rec spezzina come cmqmartina; poi Ginevra Scognamiglio, ora ben conosciuta con il suo moniker da “supereroina della quotidianità “, ovvero Svegliaginevra. Oggi, infine (per il momento), Francesca Moretti, che rimane Francesca Moretti e mette tutta sè stessa a nudo in una ballad che sa di cuori infranti, e di ali che si spiegano. Come a dire: questa sono io, ci metto la voce, la faccia e anche il nome. Tiè.

LIMBRUNIRE, Un’ora d’aria

E che gli vuoi dire al buon Francesco, uno che la scena l’ha masticata, triturata e risputata per ritagliarsi il suo spazio concreto, arioso e vitale di libertà  espressiva, libera da ogni forma di schema che non sia personale ed autentico. “Un’ora d’aria” è esattamente ciò che il titolo del brano dice: una boccata d’ossigeno per un panorama fin troppo asfissiato nelle sue pose contratte, una dimostrazione di forza gentile da parte di uno che meriterebbe più spazio ma che non ha mai sbracciato per prenderselo, da vero signore qual’è.

ANGELA IRIS, Baileys

Angela è un nome ormai conosciuto alla scena, ed è inutile dire che un po’ di occhi puntati su di sè li ha eccome. Un’altra cosa inutile da sottolineare, poi, è che se fai una campagna promozionale come quella condotta dalla cantautrice lombarda non puoi che accendere la curiosità  nell’ascoltatore accanito (come il sottoscritto) ma anche in quello più distratto: “Baileys” è stato annunciato come il brano della “rinascita”, sotto forma nuova, di Angela, e le aspettative sono state più che soddisfatte, direi. Svolta urban che piace, e che lascia attendere conferme sulla retta via (tanto per cambiare) intrapresa da Angelina.

CRU, Cuore di cane

Già  il titolo, per un amante di Bulgakov come il sottoscritto, conquista. Poi il pezzo parte, e capisci che il titolo è soltanto il primo degli aspetti convincenti del singolo di CRU; il secondo è il mood sospeso di tutta la produzione, che riesce ad esaltare la voce sognante e decisamente seventies dell’autore. Il terzo è il drop finale, che ti fa salire la voglia di fischiettare tutto il giorno.

RUDY SAITTA, Colombo

Suoni di giungla e atmosfere sospese fra Vecchio e Nuovo Mondo nel nuovo gasatissimo singolo di Rudy Saitta, che non sa fare a meno di cantare con un sorriso stampato in faccia che diventa contagioso. “Colombo” è una danza sfrenata e un po’ irriverente che racconta di un’anima sfaccettata che ad ogni nuovo step aggiunge dettagli di una personalità  musicale complessa quanto convincente.

MONIE’, That’s my soul

Di Moniè avevo già  parlato qualche tempo fa, in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo. Fatto sta che oggi, all’uscita del suo EP, il giudizio dell’esordio si conferma e, se vogliamo, si amplifica nella bella resa di una quaterna di brani convincenti, che mescolano soul, r&b e plurilinguismo in una miscela finale che conquista e conferma l’attitude di un progetto da seguire, e con attenzione.

SARA LORENI feat. GIANLUCA DE RUBERTIS, Himalaya

Non conoscevo Sara Loreni, ma conoscevo (eccome) Gianluca, e allora mi sono subito precipitato a scoprire la musica della Loreni convinto che l’endorsment dell’ex-Genio (che geniale continua ad esserlo) non potesse essere casuale. Risultato: ora conosco Sara Loreni, il suo brano mi piace assai ma sono onesto, il momento più magico della canzone rimane l’entrata baritonale della voce di De Rubertis.

DELLACASA MALDIVE feat. MAX COLLINI, Sto perdendo me stesso

Curiosissimo e anche un po’ fascinosamente disturbante il nuovo singolo di Dellacasa Maldive, artista eclettico (si dice così, quando non sai come diavolo definire qualcuno) che trova il supporto di Collini (uno a caso, insomma – sono ovviamente ironico) in un brano che aiuta l’ascoltatore a perdere sè stesso nella prosodia di un brano etereo, sinuoso, seducente, ipnotico, senza senso e con un senso ben preciso: smarrirsi. Risultato più che raggiunto, e a passo di trance: aggiunto nella mia playlist con un solo follower.

PIERRE, Atene

Che fissa il nuovo singolo di Pierre, che mette la sua storia personale dentro un brano che si fa monumento alla vita, quella che prende a pugni il cuore ma che non riesci a smettere di “vivere”. Come il Colosso di Rodi, Pierre costruisce la sua acropoli al centro della scena emergente e pianta le tende nella convinzione che il ragazzo abbia talento, tanto, e ancora da esprimere appieno. Le liriche convincono, la produzione poteva essere più curata ma l’idea di fondo è più che buona e tanto basta per farci aspettare nuove cose, presto.

IL CORPO DOCENTI, Entrambi

Svolta pop (in atto da un po’) per il trio lombardo, che in “Entrambi” getta le fondamenta per un mondo nuovo, fatto di chitarre elettriche e ballad romanticone, che aiutano l’ascoltatore ad esaltarsi nelle trame giuste di un testo come sempre ben scritto e melodie che risultano accattivanti sin dal primo “play”. Bueno.

DARIO MARGELI, Sono quel bambino

Ho scoperto Dario Margeli da poco, ma sono andato in fissa con lo strano equilibrio fra sacro e profano, leggero e aulico, serio e faceto che convive nel suo modo peculiare di vivere da anni la musica, attraverso un percorso fatto di auto-produzioni, ricerca spirituale e approccio giocoso e curioso alla sperimentazione; Margeli non sarà  una pop-star mainstream, ma è una delle cose più spontanee e liberatorie che potreste ascoltare oggi. Folgorato sulla via di Damasco da qualcosa che non mi spiego, e forse per questo mi ha conquistato.

GABS, Lasciami per terra

Singolo d’esordio per il cantautore Gabs, voce profonda e sognante dotata di una forte espressività  che non può che essere percepita fin dal primo ascolta; “Lasciami per terra” è una confessione a denti stretti che ricorda un po’ i nomi della scuola romana di primi 2000, ma allo stesso tempo riprende il modus operandi (o meglio, cantandi) della Gen Z. Il pezzo sta in piedi, e fa ben sperare per il futuro.

RICKY FERRANTI, E’ quasi sera

Presenza ormai ricorrente nel nostro bollettino, anche questa volta il buon Ferranti non si smentisce ed intelaia un brano che incastra parole con la stessa metodologia dell’artigiano esperto e del poeta, ricordando la scuola d’autore nazionale e riportando il baricentro (rispetto agli exploit rock del recente passato) sul gusto cantautorale a la Guccini o De Gregori; il piglio quasi orchestrale della canzone la rende ancor più emotiva.

STRAPPO, Stop (album)

Strappo fa sul serio, e sembra ben intenzionat0 a spaccare le casse del tuo stereo e le catene del tuo cuore; il rapper tira fuori un disco coerente con la natura street del suo approccio alla vita, di cui emergono polaroid vivide e accese dalla trama densa del suo storytelling. Strappo ha un cuore di aquilone, e non usa mezze parole per raccontare il fuoco che ha dentro: ogni tanto il romanticismo fa capolino tra le rime violente di un disco che parla di esistenze distrutte ma mai sconfitte. Qualche ingenuità  c’è, ma si perdona facilmente.

ALESSANDRA RUGGER, Settembre

Voce cristallina e piena per Alessandra Rugger, che in “Settembre” riscopre tutta la potenza emotiva delle grandi voci femminili (su tutte, per stile della canzone e del testo più che per analogia vocale, Fiorella Mannoia – mica noccioline) in un brano che strappa la lacrima raccontando il dolore della perdita, e trasformandosi allo stesso tempo in farmakos per l’anima. Bel pezzo, giusto, che sul finale si concede anche un’esplosione vocale niente male.

ANDREOTTI, Ballerina

Che pezzo strano, convincente e strano, il nuovo singolo di Andreotti, che dopo l’esordio lo-fi di qualche tempo fa continua sulla strada del “faccio tutto con poco” e lo fa in modo giusto, più “centrato”. Già  lo scorso singolo, che avevo recensito sempre qui, dava segno di una svolta psichedelica e un po’ dark che qui, in “Ballerina”, esplode, raccogliendo la lezione battistiana, filtrandola attraverso l’ascolto del pop più contemporaneo (dai Cani a Calcutta, passando dal migliore Iosonouncane per arrivare a Laszlo De Simone). Come direbbe il mio amico Alino, un brano che suona “pretty diforing“.