Due dischi. Trentasei tracce. Due ore e mezza di durata. è un’operazione mastodontica quella portata a termine dai Melvins di “Five Legged Dog”, un progetto a dir poco ambizioso che però, sorpresa delle sorprese, non include alcun brano inedito. Ciò che troverete in questo album “ridicolmente grande” ““ la definizione è di Buzz Osborne ““ sono solo ed esclusivamente canzoni del passato rilette in chiave acustica.

In più ““ e non è poca cosa, considerando il fatto che la qualità  della proposta è abbastanza alta ““ sono presenti sfiziosissime cover di “Outside Chance” (The Turtles), “Charlie” (Red Kross), “Flypaper” (Brainiac), “Halo Of Flies” (Alice Cooper), “Sway” (The Rolling Stones) e di una “Everybody’s Talkin'” (Harry Nilsson) che vede alla voce e al banjo il frequente collaboratore Jeff Pinkus, già  bassista dei Butthole Surfers.

Il lavoro, ideato e registrato nei lunghi e faticosissimi mesi di isolamento imposti dalla pandemia, non stravolge in alcun modo l’anima rocciosa e pesante dei Melvins. La transizione in formato unplugged funziona a meraviglia perchè non va a colpire gli elementi caratteristici della band statunitense, che preserva la sua composita natura sludge/grunge/alternative nonostante quella che è da intendere come una vera e propria rivoluzione acustica.

I segni della trasformazione sono evidenti: in generale le sonorità  di “Five Legged Dog”, per quanto “secche”, ruvide e scarne, risultano essere stranamente (ma forse sarebbe meglio dire perversamente) raffinate. Un merito legato principalmente all’estrema attenzione riservata alle melodie, alle armonie vocali, alle generose iniezioni di psichedelia e alle atmosfere, il più delle volte tendenti al cupo tipico del blues più marcio e corrotto (“Anaconda”, “Night Goat”, “Boris”, “The Bit”) o al bizzarro del rock/pop più fuori di testa (“Bad Move”, “It’s Shoved”, “Fly Paper”).

Disco veramente molto interessante ma consigliato principalmente ai completisti e ai fan più sfegatati, che apprezzeranno in maniera particolare la prestazione di un Dale Crover come al solito bestiale dietro la batteria. Pesta come un dannato anche in acustico!