Ian Curtis si suicidò il 18 maggio 1980, a soli ventitre anni, terminò il suo percorso sulla terra proprio quanto il tanto desiderato successo era arrivato, una personalità  complessa che non è riuscita ad contenere la propria depressione sfociata nel gesto estremo che lo ha portato alla fine della sua storia.

Per gli altri componenti dei Joy Division fu un fulmine a ciel sereno, Bernard Sumner e Peter Hook avevano la stessa età  di Ian, mentre Stephen Morris un anno in meno, tutto sommato dei ragazzini, in ambito musicale spesso questo fatto viene poco considerato ma il più delle volte le cosiddette star sono poco più che dei ragazzi in balia di eventi di cui non hanno il minimo controllo.

Il morte di Ian lo consegnerà  al mito, un po’ come accaduto per il suo Jim Morrison che lui amava molto, mentre gli altri componenti della band toccava dover decidere se e come continuare, scelsero di continuare e cambiare nome, tornarono come i New Order e l’album “Movement”.

Sebbene il singolo “Ceremony” uscito precedentemente nel mese di marzo trovò tutto sommato una buona accoglienza, si trattava di una nuova registrazione di una canzone dei Joy Division contenuta nel live “Still”, il loro primo album fu ampiamente stroncato e ignorato, anche dai fan dei Joy Division  che molto probabilmente legavano il valore della band esclusivamente alla figura di Ian Curtis.

In realtà  questo, dal punto di vista musicale, poteva essere un nuovo buon album dei Joy Division, non all’altezza di “Closer” ma comunque con ancora presenti toni oscuri e prime avvisaglie di come si trasformerà  in futuro il sound dei New Order.

Sono numerosi i brani da riscoprire e ancora oggi interessanti, come “ICB” che sta per “Ian Curtis Buried” che sembra evolvere il sound ascoltato in “Closer”, oppure “Doubts Even Here” una specie di marcia con una veste funerea dove aleggia in maniera potente lo spettro di Curtis, e infine “Truth” che rappresenta in maniera evidente dove molto probabilmente si sarebbe indirizzato il sound dei Joy Division se solo Ian Curtis non si fosse suicidato.

Una menzione particolare la merita “Dreams Never End” un brano che avevo completamente dimenticato ma che suona fantastico e, riarrangiato come si deve, potrebbe essere oggi il grande successo che non è stato all’epoca e “The Him” con la sezione ritmica che lo rende un eccellente brano post punk.

Fosse stato un album dei Joy Division e fosse stato prodotto e arrangiato in maniera migliore questo disco sarebbe diventato una pietra miliare, resta invece un lavoro ampiamente dimenticato e trascurato, anche dagli stessi componenti dei New Order: la cosa è singolare perchè i brani sono molto interessanti e ancora è un album da tenere in considerazione.

Questo anniversario è l’occasione per invitarvi a riascoltarlo e riscoprirlo insieme a noi, apprezzando una band che non era più i Joy Division ma non era ancora i New Order che tutti conosciamo, un fantastico e irripetibile attimo di transizione.

Data di pubblicazione: 13 novembre 1981
Lunghezza: 35:20
Tracce: 8
Etichetta: Factory
Produttore: Martin Hannett

Tracklist:
1. Dreams Never End
2. Truth
3. Senses
4. Chosen Time
5. ICB
6. The Him
7. Doubts Even Here
8. Denial