Gli anni 80 sono stati un periodo nel quale una marea di artisti ha avuto l’occasione di mettersi in evidenza e raccogliere chi immediatamente, chi negli anni, un’attenzione sempre crescente, successo e considerazione.

Ad alcuni è bastato un singolo o un album, primi posti in classifica, con relativo successo e soldi, a volte con merito, altre volte con un consenso quasi piovuto dal cielo, in un momento storico in cui la creatività  e la recettività  da parte del pubblico erano al massimo: si raccoglievano svariati frutti e si rielaborava il passato, spesso si finendo catalogati dark, synth-pop, new romantic e così via.

In molti casi era l’utilizzo della nuove opportunità  della tecnologia a dettare nuove linee da esplorare, ma il meglio veniva dalla fusione tra il punk  e il buon vecchio rock anni 70 in tutte le sue declinazioni, soprattutto quelle più estreme e sperimentali: quello che poi verrà  catalogato come new wave era un insieme selvaggio dettato  dalle più disparate influenze musicali, che trovavano espressione in una festa carnevalesca che non terminava mai e si autoalimentava.

Molti artisti e band hanno raccolto più del dovuto, altre meno e in una ipotetica classifica delle band con più qualità  ma che hanno raccolto meno di quanto spettante sicuramente i Japan occuperebbero una delle prime posizioni.

Ancora oggi quando si pensa alle grandi band degli anni 80 il pensiero non va immediatamente ai Japan, eppure avrebbero tutte le carte in regola per essere ricordati. Il primo elemento a sostegno della mia tesi è sicuramente dettato dalla qualità  e originalità  dei loro lavori, un altro è per l’assoluta purezza artistica dei suoi componenti, David Sylvian  la cui grandezza non ha bisogno di commenti ulteriori, suo fratello Steve Jansen alla batteria e tastiere, Richard Barbieri  tastierista poi membro dei Porcupine Tree, e infine Mick Karn  genio del basso che ci ha prematuramente lasciato a soli 52 anni nel 1991.

“Tin Drum” è un album eccezionale sotto molti punti di vista, uno è sicuramente per questo latente richiamo alla sconosciuta Cina comunista, così diversa e lontana oggi figuriamoci allora, un altro è l’uso delle tastiere e di una strumentazione particolare che danno un tocco di sintetica world music al disco, ma soprattutto l’apporto di tutta la parte ritmica così importante e a tratti sperimentale sulla quale si distende la voce unica di David Sylvian.

Il primo singolo scelto fu “The Art of Parties” che fu pubblicato in una versione diversa rispetto a quella contenuta nell’album, cosa che i Japan avevano fatto altre volte, seguita anche dall’ottimo e accattivante “Visions of China” che comunque non ottenne il successo sperato.

Sarà  a sorpresa la bellissima ma poco mainstream “Ghosts” a scalare le classifiche raggiungendo il quinto posto delle classifiche inglesi, un pezzo particolare nel quale la voce di David Sylvian  si muove su un tessuto elettronico strano e scarno ma allo stesso tempo variegato ed esotico, forse poteva essere il  punto per la  ripartenza, ma la band era già  destinata a sciogliersi.

In tutto l’album affiorano rimandi alla cultura e alle sonorità  tipiche della Cina, in una costruzione affascinante ed evidente come in “Canton”,  a volte trasformata e occidentalizzata “Visions of China” e “Cantonese Boy”, a volte stilizzata e liofilizzata come in “Talking Drum”, “Still Life in Mobile homes” o l’ottima “Sons of Pioneers”.

In tutto l’album, come già  dicevo, forte e spettacolare è la sezione ritmica con il fantastico basso di Mick Karn  che insieme alla tastiere e la voce di David Sylvian,  realizza un album che ancora oggi è un capolavoro, ampiamente sottovalutato.

Dopo questo quinto lavoro i Japan si scioglieranno e David Sylvian  intraprenderà  la sua carriera di artista cult. Resterà  il rammarico di aver perso una grande band che non ha mai scelto la strada facile, resterà  la curiosità  insoddisfatta di vedere come si sarebbe evoluta e trasformata questa loro grandezza negli anni, perchè i Japan più di tutti davano l’impressione di essere una band che aveva ancor molto da dire e assolutamente proiettata nel futuro.

Questo compleanno è l’occasione per riascoltarli con assoluto piacere e immutata ammirazione.

Data di pubblicazione: 13 novembre 1981
Lunghezza: 46:32
Tracce: 8
Etichetta: Virgin Records
Produttore: Steve Nye e Japan

Tracklist:
1. The Art of Parties
2. Talking Drum
3. Ghosts
4. Canton
5. Still Life in Mobile homes
6. Visions of China
7. Sons of Pioneers
8. Cantonese Boy