Che esista un rapporto osmotico tra Zerocalcare e la musica è evidente. Possiamo iniziare con Gli Ultimi, band street-punk romana, il cui videoclip “Favole”, estratto dall’ultimo disco ““ “Sine Medu” ““ è stato realizzato proprio dal celebre fumettista.

Fumetti e punk-rock appartengono, in fondo, alla medesima tribù, oltre a condividere un approccio all’arte DIY, nel quale più che il corpo ciò che conta è l’anima. Non importa essere un virtuoso delle sei corde dalla tecnica inimitabile, nè una sorta di Giotto del fumetto, ciò che conta sono le idee, i fatti, le storie che abbiamo intenzione di raccontare. La loro essenza. Un’essenza e una vitalità  che trovi nei fumetti di Zerocalcare, nella recente serie TV “Strappare lungo i bordi”, nella narrazione umana e sonora di “Favole” de Gli Ultimi, ma anche nello storico esordio discografico dei Clash, in “Holiday In Cambodia” dei Dead Kennedys, in “You Are (The Government)” dei Bad Religion, fino ad arrivare ““ seguendo la nostra tribale ed emotiva linea tratteggiata ““ a band come la Banda Bassotti, i 99 Posse, i Mano Negra, gli Atarassia Grop, i Bull Brigade, ma anche Apparat e gli M83 e finire con Giancane, autore della toccante “Strappati Lungo i Bordi” che accompagna la serie TV Netflix, con il quale già  c’era stata una positiva collaborazione, assieme al rapper Rancore, per il video-clip di un altro accattivante brano, “Ipocondria”.

Tutte testimonianze sonore di come, sempre più spesso, indipendentemente dall’epoca o dal luogo di riferimento, il Sistema tenti di mostrare i propri muscoli e mostrare alle persone comuni chi è che comanda davvero.

Gli abusi non sono solamente quelli evidenti commessi da tutori delle forze dell’ordine che perdono il controllo e mostrano, apertamente, tutto l’odio e tutta la rabbia che nutrono nei confronti di coloro che appaiono diversi; che vivono ai margini della società ; che hanno la pelle di un altro colore; che hanno un Dio diverso da te, “eppure non mi hanno fatto del male“; che vivono la propria sessualità , la propria quotidianità , la propria intimità  scegliendo senza condizionamenti esterni. Gli abusi sono, il più delle volte, subdoli e silenziosi, non caricano la folla, non usano idranti e manganelli, ma fanno ugualmente male, soprattutto quando ti negano ogni speranza, ogni sogno ed ogni futuro, rendendoti impossibile la vita, negandoti un lavoro, una famiglia, degli amici, un partner, una casa, un’esistenza dignitosa con tutti i suoi diritti e tutti i suoi doveri.

La pandemia ha solo accelerato questo processo alienante, eliminando ogni spazio fisico reale nel quale potessimo incontrarci, discutere, decidere strategie comuni, solidarizzare e contrattaccare; la crisi sanitaria mondiale ha facilitato lo spostamento di ogni discorso e ogni interazione in rete, in quelle solitarie bolle virtuali che ormai crediamo siano la realtà , ma che, invece, non sono altro che piccoli ed isolati micro-mondi di individualismo e materialismo, carichi di paura e rigurgiti distruttivi, con il quale il Sistema globale vuole controllarci, spazzando via ogni forma di empatia e ogni senso di comunità .

Adesso cosa farò?” ““ è la domanda con la quale inizia “Ipocondria”. “Adesso cosa faremo?” è la domanda che risuona nelle nostre menti narcotizzate; dobbiamo, davvero, lasciarci portare via da questa dannata malattia che ci consuma e corrode da dentro oppure possiamo tentare di guarire? Certo, serve la cruda, drammatica e auto-ironica consapevolezza di Zero; noi non siamo delle divinità  che, grazie alla tecnologia, sono infallibili e onnipotenti, dobbiamo riconoscere la nostre fragilità , tutti i nostri errori e le nostre mancanze, le nostre rese e tutte le false partenze e, alla fine, dobbiamo perdonarci, perchè, volenti o nolenti, dobbiamo necessariamente venir fuori dal garage di “Strappati Lungo i Bordi” e affrontare tutta la merda di questo mondo, perchè solo così possiamo tentare di cambiarlo.