Il punk è soprattutto un movimento di libertà , il cui obiettivo è quello di dare voce a coloro che vengono emarginati, trattati con sufficienza e guardati con disprezzo. In questo contesto sociale, fortemente predatorio, reazionario e maschilista, il punk, al di là  della sua vincente filosofia artistica DIY, permette a chiunque, di prendere coscienza di sè.

Una presa di coscienza che nasceva dall’interno e che, solitamente, rifiutava qualsiasi compromesso con la società  borghese degli anni Settanta, così come, oggi, si oppone alle pressioni esercitate dal suo naturale erede rappresentato dal sistema neoliberista globale. Il movimento punk ha assorbito, sin dagli arbori, le dinamiche e le idee che avevano mosso i movimenti femministi degli anni Sessanta e Settanta; ha fatto propri quei concetti liberatori, li ha esaltati e amplificati, andando a rivendicare l’adozione di modelli familiari, sociali, lavorativi, economici e politici che non fossero più di stampo esclusivamente bianco, maschile e eterosessuale.

Il libro si muove in questo contesto, affrontando la questione non dal punto di vista cronologico, ma da quello concettuale: “amore/non amore” combina amore e passione, ma anche passione e, purtroppo, violenza; “protesta” da voce ai movimenti di protesta che lottano contro tutti quei regimi aggressivi e repressivi che esercitano il proprio potere discriminando le persone e in particolare le donne; “denaro” si concentra sul denaro e sulla ricchezza, divinità  verso le quali, sempre più spesso, sacrifichiamo le nostre stesse esistenze, concentrandosi sia su artiste che hanno ottenuto grandi benefici dal successo, che su artiste che sono state stritolate e letteralmente fatte a pezzi dallo show business; ed infine “l’identità  femminile”, ossia la necessità  di esprimere la propria identità , qualsiasi essa sia, per sentirsi appagati e contemporaneamente fare in modo che la nostra società  possa evolversi e intraprendere un cammino totalmente nuovo e svincolato dalle morbose divisioni di genere, sesso, razza, classe, colore, religione che hanno puntualmente caratterizzato il nostro passato e la nostra storia.

A queste quattro parti corrispondono quattro playlist ben definite, che rappresentano la vera vendetta di Vivien Goldman, la professoressa del punk; non si tratta, infatti, di una vendetta figlia dell’odio, del dolore e della rabbia, bensì di una reale e concreta affermazione del ruolo fondamentale che queste donne hanno avuto nella storia della musica alternativa, territorio che, come tanti altri, gli uomini credono di poter controllare a proprio piacimento.

Vivien Goldman, forte delle sue esperienze, mescola storia della musica, filosofia, diritti civili, etica e politica con i propri ricordi personali, cercando di rapire l’attenzione del lettore con aneddoti, fatti e vicende realmente accadute, ma anche con esempi di vita concreti, capaci di trasmettere tutta l’energia, la positività , il coraggio, la determinazione e l’impegno delle protagoniste, donne e artiste che sono andate ben oltre il nauseante, bonario e aberrante clichè politically-correct della donna che fa rock. Ogni sua parola, invece, ogni canzone citata, ogni band o artista che viene chiamata in causa, ogni playlist, mettono dinanzi ai nostri occhi una quotidianità  che, ancora oggi, è profondamente ingiusta, brutale, ipocrita e violenta. Ma il punk non ha paura ““ non ne ha mai avuta ““ ad affrontare tematiche impopolari, ad esprimere posizioni che non piacciono all’establishment e ai loro sostenitori, ad essere trasversale e obliquo, rifiutando qualsiasi vile sotterfugio e qualsiasi meschino compromesso.

Autore: Vivien Goldman
Editore: VoloLibero
Anno edizione: 2021
Pagine: 280p.
ISBN:  9788832085228