Copenhagen è decisamente fredda questa sera: le temperature si sono abbassate ancora rispetto a ieri e si aggirano ora intorno allo zero, ma confidiamo che il concerto che stiamo per andare a vedere ci possa riscaldare.

La venue, ovvero il Teatro Dell’Opera della capitale danese, è a dir poco meravigliosa, moderna ed elegante all’esterno – pur senza snaturare la bellezza del mare che la circonda ““ e classica e dai suoni perfetti all’interno.

Gli Efterklang si esibiranno in casa oggi per presentare il loro sesto album, “Wallflowers”, uscito a inizio ottobre per la label berlinese City Slang: dopo aver ascoltato e recensito il loro disco per questa webzine, le aspettative per questo concerto sono davvero molto alte.

A iniziare la serata, in un teatro quasi sold-out, è “Alien Arms”, la opening-track del loro LP più recente: leggerissimi tocchi elettronici e il drumming sottile, ma fitto di Emilie Espichicoque introducono l’arrivo di Casper Clausen sul palco. La gentilezza e il romanticismo di questo pezzo mettono subito in luce il lato più sentimentale della band di Copenhagen ed è davero incantevole farsi scaldare dai loro suoni e dalle loro armonie (molto belli anche i vocals della batterista).

Il piano di Christian Balvig accompagna il lavoro delle percussioni di Emilie e il suono della melodica di Mads Brauer nella successiva “Beautiful Eclipse”, mentre Casper ci emoziona ancora una volta con la sua voce calda e sincera.

Le cose cambiano poco più avanti, quando il ritmo incomincia ad alzarsi e il teatro sembra trasformarsi in una discoteca gigantesca: mentre i vocals di Clausen e di una vocalist costruiscono splendide armonie, le percussioni e gli elementi elettronici continuano ad aggiungere un’irrestistibile dose di energia per la gioia dei presenti. Nel finale del pezzo il pubblico si lascia andare in un continuo handclapping e canta a cappella “I do, yet it all starts falling apart” insieme al frontman, dando la possibilità  al gruppo danese di essere quasi un’entita unica con i suoi fan.

La successiva “Living Other Lives” è caratterizzata ancora dall’elettronica e da ulteriori influenze dancey: mentre si apprezza la gentilezza dei vocals di Casper, non possiamo fare a meno di notare i graditissimi elementi pop presenti nel pezzo.

Un altro duetto tra Clausen e la Espichicoque e un altra piccola perla di sentimenti e di intimità  seppur all’interno di un teatro così grande e imponente: le emozioni di “Hold Me Close When You Can” sono davvero di quelle che entrano sotto pelle fin dai primi attimi e, anche se nell’ultima parte synth e basso si affiancano a quello che fino ad allora era stato l’unico strumento presente in questa canzone ““ ovvero il piano ““ la dinamica non cambia.

“Black Summer” da “Piramida” (2012), se inizialmente risulta cupa e rumorosa, durante il suo cammino si illumina e diventa più luminosa, colorata, pulita e perfino energica, mentre la voce di Casper rimane sempre passionale.

Decisamente scuri e ““ non a caso ““ spettrali i synth di “The Ghost”, che gode dell’ottimo lavoro di Rasmus Stolberg al basso e di energiche percussioni: e, mentre l’energia si trasforma in esaltazione, il pubblico risponde con un lungo handclapping, cantando poi a cappella ancora una volta insieme agli Efterklang.

Dopo qualche minuto di pausa eccoli di nuovo sul palco con “Modern Drift”, colorata, divertente e piena di cori imponenti a-la-Arcade Fire: tutti i presenti in teatro si alzano dai loro posti e incominciano a ballare trascinati dal ritmo irresistibile ““ seppur malinconico ““ della canzone.

E’ poi la volta di “à…bent Sà¥r” che inizialmente pare delicata e romantica, ma si evolve e diventa ipnotizzante e le porte della “discoteca” si riaprono fino alla fine di questi quasi novanta minuti per il puro divertimento dei fan del gruppo danese.

Una volta terminato il concerto, gli Efterklang scendono dal palco e si spostano nell’ingresso del teatro per suonare ancora un paio di pezzi con strumenti acustici per la gioia del pubblico che riprende con i telefoni e partecipa intensamente anche a questi momenti più intimi.

Davvero una serata memorabile in un luogo altrettanto magico: se gli sforzi della band danese si sono concentrati soprattutto sul loro recente “Windflowers” e quindi su un’atmosfera più delicata e riflessiva rispetto al passato, anche i momenti energici e di divertimento non sono mancati e proprio questo equilibrio ha saputo creare un momento di rara bellezza. Non perdeteli quando a febbraio suoneranno al Locomotiv Club di Bologna!