Esordio intrigante e ricco di fascino quello della tedesca THALA. La giovane berlinese si muove tanto morbida e languida su sentieri avvolgenti e notturni quanto accattivante e ritmata in ambito più indie-pop. Andiamo a conoscerla meglio, dopo esserci innamorati del suo esordio “Adolescence“”…

(La versione originale dell’intervista con THALA si trova sul numero 495 di Rockerilla, novembre 2021)
Photo by Celeste Call

Ciao THALA! Grazie mille per questa chiacchierata, come stai?
Ehi Riccardo, grazie a te per avermi coinvolta. Sto molto bene, tutto quello che sta accadendo è davvero travolgente, ma lo dico nel modo più positivo possibile.

Si comincia sempre partendo dallo strano periodo in cui viviamo. Come hai affrontato i mesi della pandemia?
Sai, posso tranquillamente dirti che il mio lavoro, che occupava gran parte della mia giornata e la realizzazione di questo album mi abbiano tenuto abbastanza occupata. In generale mi piace stare da sola tanto quanto mi piace stare tra altri, quindi non ho avvertito tutto questo peso. Certo mi sono persa un sacco di concerti e di festival, questo è poco ma sicuro! Sono contenta che le cose stiano tornando a un buon grado di normalità  nel mondo della musica.

Il tuo album di debutto è stato pubblicato qualche settimana fa, come ti senti?
Mi sento benissimo. Onestamente sono davvero solo felice che abbia visto la luce, davvero. Immagino che ora spetti al mondo farsi un’idea sul mio lavoro. Le recensioni finora sono state incredibili e mi lasciano ogni volta senza parole, ad essere onesta.

Ricordo di aver letto di te, per la prima volta, a settembre 2020. Non possiamo certo dire che tu abbia avuto fretta di fare il primo album. Che cosa ne pensi?
Hai ragione, anzi, ti dirò che la cosa è stata “studiata”, visto che faceva parte di una specie di piano, mio e della mia etichetta, in modo da costruire il progetto attraverso la pubblicazione cadenzata dei singoli. L’album quindi ha iniziato ad esistere da allora, anche se durante tutto il processo e la lavorazione ben 6 canzoni sono risultate essere completamente nuove, avendole scritte quest’anno.

La prossima domanda sembra ovvia, ma penso che sia importante. Sei nata a Berlino, ma non sei sempre rimasta nella tua città , hai viaggiato e ti sei spostata. Quanto questi spostamenti hanno influenzato la tua musica e la tua scrittura? Ho letto che hai passato molto tempo alle Isole Canarie e lì le cose non sono sempre andate bene…
è vero quello che dici, sì. Accidenti, Internet sembra sapere molte cose su di me! Beh, no dai, non è vero, per fortuna c’è tanto altro che non sa, comunque siamo sinceri, esiste un posto dove ti può andare bene per tutto il tempo di permanenza? Non credo. Quello che posso dirti è che vivere lì mi ha influenzato, mi ha cambiato come persona e ha dato una certa impronta alle cose che poi ho scritto, anche se poi, nel disco emerge più un discorso legata alla mia infanzia e ai miei ricordi.

Molti italiani che vengono a Berlino sono affascinati dalla città  e ne parlano spesso con toni entusiastici. Qual è il tuo rapporto con la città ?
Devo essere onesta, sono a Berlino solo perchè sono nata qui e per ora è un buon indirizzo dove stare, sia dal punto di vista lavorativo, con l’etichetta, ma anche della vita personale, ma non ho problemi a dirti che sarei pronta a trasferirmi anche subito se ci fosse la necessità . Comunque capisco il “misticismo” di Berlino. Credo che chiunque venga qui si senta “anonimo”, ma non nel senso di privo di carattere, ma bensì libero da giudizi e vincoli, può fare quello che più gli piace, in un certo senso, e questo crea una certa eccitazione… è proprio la sensazione di essere liberi.

Parliamo dell’album. Comincerei con le due etichette che pubblicano il tuo album, ovvero l’americana Born Losers Records e la tedesca Duchess Box Records: come come è nata questa doppia collaborazione?
Oh, è stata una cosa piuttosto divertente! Avevo quasi firmato un contratto e poi, dal nulla sono emersi gli altri, offrendo più o meno lo stesso contratto. Così ho pensato, perchè non lasciarli convivere insieme per avere anche più impatto a livello internazionale?

Nell’album, sembra che tu abbia due anime, una dolce, languida e quasi notturna e una più sbarazzina, pop e orecchiabile: sono le due facce della medaglia chiamata THALA?
Forse. La cosa divertente è notare come una moneta abbia solo 2 lati, mentre noi esseri umani ne abbiamo molti di più. Forse è proprio questo che si sente nel disco: io in diverse età  e fasi della vita. Insomma è come se ci fossero diversi lati della stessa moneta e non solo due.

La tua passione per la Mazzy Star emerge nel disco ma poi c’è una canzone come contradiction che è quasi jangle pop. In varie recensioni ho letto spesso il termine dream-pop per “inquadrare” la tua musica e penso che tutto sommato possa andare bene. Che ne dici?
Sai Riccardo, la gente ha spesso bisogno di metterti in un vaso e tenerti li, per poter dormire tranquilla la notte. Se non hanno niente a cui paragonarti, non sono felici, l’ho scoperto in questi mesi. Io amo la bella musica, sia che si tratti semplicemente della voce di qualcuno o di chitarre dallo spirito dream-pop o dal piglio più punk. Amo anche il suono di un vecchio pianoforte però. Quindi, lasciamo pure che la gente la chiami come vuole: per me è solo la mia musica, davvero.

“Something In The Water” e “Takemeanywhere” hanno arrangiamenti che mi riportano quasi agli anni ’80, è un periodo della musica che apprezzi?
Si, è vero! Gli anni ’80 hanno lasciato un segno di non poco conto e adoro la musica che è stata fatta in quel periodo. Ma onestamente non mi sono messa a pianificare la cosa puntando a un suono che rimandasse a quel periodo, diciamo che è successo e basta.

“Weep” è incredibile. Una melodia così appiccicosa. Come è nata questa canzone?
Grazie Riccardo per il complimento! Anche a me piace molto. In realtà  tutto è nato in una session con un amico. Avevo questo riff di chitarra in testa da un po’, l’ho portato a lui e gli è piaciuto. Così mi sono seduta a suonare alcuni synth ed eccoci qui. Capisci anche tu che è stata una canzone arrivata molto velocemente.

L’adolescenza è un periodo della vita che viene spesso usato dagli artisti (non solo nella musica) come fonte di ispirazione. Il tuo disco sembra essere molto personale, come se fosse un diario della tua adolescenza: scrivere canzoni per capire meglio se stessi e forse, per crescere e migliorare. Cosa ne pensi?
Io penso proprio che tu abbia ragione al 100% con questa tua affermazione. La verità  è che la nostra adolescenza è uno dei momenti più importanti della nostra vita e chi dice il contrario sbaglia. è proprio in quel periodo che si formano e si consolidano così tante cose sia del carattere che della personalità .

I tuoi primi singoli sono stati prodotti da Michael Kà¼mper, la collaborazione con lui è continuata sull’album?
Certo, fino ad oggi è ancora una parte molto preziosa del mio team e attualmente stiamo lavorando insieme anche al mio secondo album.

Grazie mille THALA per la tua gentilezza. L’ultima domanda è un po’ più frivola, se vogliamo e riguarda il tuo look. Nel video di “Takemeanywhere” hai i capelli scuri e quasi lisci, ora, nelle ultime foto vedo che hai i capelli biondi ondulati: hai un taglio di capelli che preferisci?
Grazie a te Riccardo per le tue interessanti domande! è stato molto divertente rispondere. Per quanto riguarda i miei capelli ti dico che, al naturale, sono abbastanza scura, ma soprattutto in periodo di lockdown ho cambiato spesso il colore dei miei capelli e la cosa non mi è dispiaciuta.