è il 16 gennaio 1972. L’anno nuovo è iniziato da appena una manciata di giorni. I dodici mesi precedenti, come ci insegna la storia del rock, sono stati a dir poco magici per gli amanti del genere. Band come The Who, Led Zeppelin, Black Sabbath, T. Rex e Deep Purple ““ e mi limito a citarne solo alcune, tra le tante – hanno da poco pubblicato capolavori quasi insuperabili. Difficile, se non impossibile, avvicinarsi a tali mostri sacri. Dal terreno sempre fertile di New York, però, emerge un quintetto dalle aspettative strabilianti. Sto parlando naturalmente dei Blue à–yster Cult, celeberrimi ma mai troppo celebrati padri delle sonorità  heavy più acide e spaziali, “sporcate” quanto basta dal blues, dal garage e dalla psichedelia.

La creatura di Buck Dharma ed Eric Bloom fa il suo ingresso sulle scene con dieci tracce tanto affascinanti quanto difficili da inquadrare con chiarezza. La mia è una considerazione legata più che altro allo stile della band: ricco, sfaccettato, ambiguo e, perchè no, a suo modo persino criptico ““ proprio come lo sono anche i testi e la simbologia dei nostri.

Gli sforzi dei giovani Blue à–yster Cult sono tutti tesi alla ricerca di un linguaggio musicale innovativo, personale e indefinibile. Un sound oscuro e misterioso che, in un perfetto equilibrio tra eleganti atmosfere mistiche e luride pulsioni telluriche, in buona parte si basa su melodie accattivanti, chitarre elettriche “torbide” (e un po’ sommerse nel mix, come notato da molti critici di ieri e oggi) e repentini cambi di umori e ritmi.

Proprio come quelli che caratterizzano alcune tra le tracce più elettrizzanti del disco: su tutte spiccano “Transmaniacon MC”, “I’m On The Lamb But I Ain’t No Sheep” e “Stairway To The Stars”, da gustarsi al massimo del volume immaginandosi nel pieno di un viaggio coast to coast in moto lungo una versione infernale della Route 66.

Gli unici attimi di tregua concessi su questo percorso a dir poco incandescente portano i titoli di “Then Came The Last Days Of May” e “Redeemed”: due parentesi abbastanza soft ““ siamo a metà  strada tra il blues e il country rock, con un profluvio di assoli e armonie vocali ““ che, per quanto notevoli, sembrano evaporare in un oceano di lava.

Sì, perchè nelle vene dei Blue à–yster Cult degli esordi non scorre sangue, bensì fuoco liquido. Che dire della sabbathiana e riffocentrica “Cities On Flame With Rock And Roll”? Nulla che non sia stato detto in precedenza da persone decisamente più degne e capaci del sottoscritto: è un imprescindibile super-classico del gruppo e del miglior hard rock in generale.

E due parole per il boogie scoppiettante della favolosa “Before The Kiss, A Redcap”, che non ce le spendi? No, perchè nel frattempo il cervello si è totalmente fuso sotto il sole cocente della psichedelia più sozza e cattiva. Le note acide e allucinanti (per non dire allucinogene) di “Screams”, “She’s As Beautiful As A Foot” e “Workshop Of The Telescopes” sono così suggestive da riuscire a scardinare i lucchetti della mente e trascinare l’ascoltatore in un glorioso trip in salsa hard & heavy. Dai toni squisitamente vintage, considerando il fatto che stiamo parlando di un album che oggi compie cinquant’anni!

Data di pubblicazione: 16 gennaio 1972
Tracce: 10
Lunghezza: 36:48
Etichetta: Columbia
Produttori: Murray Krugman, Sandy Pearlman, David Lucas

Tracklist:
1. Transmaniacon MC
2. I’m On The Lamb But I Ain’t No Sheep
3. Then Came The Last Days Of May
4. Stairway To The Stars
5. Before The Kiss, A Redcap
6. Screams
7. She’s As Beautiful As A Foot
8. Cities On Flame With Rock And Roll
9. Workshop Of The Telescopes
10. Redeemed