Accorsi, la Leone, la locandina che vedete qui a fianco: il rischio abominio all’italiana era alto. Allora perchè vederlo? Perchè prenderlo anche solo in considerazione questo “Marylin ha gli occhi neri?” Credeteci o no: mi ha convinto Accorsi che, per motivi molto probabilmente pubblicitari, ha scritto sul suo profilo che si tratta di un film cui tiene particolarmente.
Ecco, a me Accorsi, nonostante tanta roba che non devo nemmeno nominare, sta simpatico, credo abbia un bel po’ di sale in zucca e so che ascolta tanta buona musica (basta vedere le scelte fatte in compagnia di Boosta dei Subsonica per la colonna sonora non originale di “1992”, “1993” e “1994”).
Ad onor del vero, il film di Godano si smarca abbastanza abilmente da molti clichè di quello che rimane della commedia all’Italiana e finisce con il ricordare invece i meccanismi di alcune commedie internazionali. In particolare mi sono venuti in mente, sia per i temi trattati (i disturbi mentali e la ristorazione come via d’uscita) che per l’intelligente leggerezza con cui li tocca, “Silver Linings Playbook” di David O. Russel e “Soul Kitchen” di Fatih Akin. Riferimenti quindi sia americani che europei.
C’è un po’ di goffagine di troppo nel gestire una vera e propria valanga di comprimari, alcuni dei quali un po’ troppo esasperati da caratteristi non all’altezza, ma una sceneggiatura semplice quanto efficace fa si che il film scorra alla grande.
Anche la Leone e Accorsi sono un po’ imbranati nel costruire i tic e le esplosioni delle loro maschere nevrotiche, ma compensano queste difficoltà con una straripante dolcezza e un grande affiatamento. Non un film che da solo salverà la commedia all’italiana del nuovo millennio, ma certamente una strada da seguire.







