Alynda Segarra è una guerriera qualsiasi argomento si prefigga di trattare e che abbia sostituito momentaneamente la sua chitarra folk con una serie di sintetizzatori non deve stupire del tutto, d’altronde dietro “Life On Earth” c’è Brad Cook già produttore di Waxahatchee, Bon Iver, Kevin Morby. Non una svolta completamente pop e neppure un pamphlet ecologista, le note stampa a volte ingannano, ma una Segarra diversa dal passato che trae ispirazione da The Clash, Beverly Glenn-Copeland, Bad Bunny, dalla scrittrice e attivista Adrienne Maree Brown.
Sound scarno e minimale quello di “Life On Earth” che parte con le suggestioni à la Springsteen di “Wolves”, la grinta melodica di “Pierced Arrows” per poi passare a quello che all’inizio potrebbe sembrare un pezzo midtempo dell’ultima Cat Power ma “Pointed At The Sun” in realtà cambia strada in fretta rivelando la rabbia tipica di Hurray For The Riff Raff. Segarra torna a imbracciare la chitarra acustica nella ritmata “Rhododendron” mentre di svolta vera e propria si può parlare solo in caso di brani come l’intensa “Jupiter’s Dance” dove le tastiere la fanno da padrone.
Il pianoforte domina invece la title track dove troviamo l’Alynda più vulnerabile, una ballata ambientalista seguita poco dopo dall’altrettanto disarmante “nightqueen” momento delicatissimo e sofisticato stemperato dal ritmato spoken word di “Precious Cargo” che torna sul tema dell’immigrazione trattandolo con grande empatia. “Rosemary Tears” è un altro brano estremamente confidenziale, dove per la prima volta si sentono i fiati presenti anche in “Saga”. “Nature Punk” è la definizione che Hurray For The Riff Raff ha coniato per questa sua trasformazione musicale e del punk resta il suo essere anarchica e battagliera, ribelle e profondamente umana.
Credit foto: Akasha Rabut