Se avete nostalgia di quei caratteristici sintetizzatori a tinte pastello che hanno sommerso le hit parade degli anni ottanta allora non esitate ed entrate nel mondo dei Plastic Estate.
Fatto il loro ingresso nello “showbiz” con il singolo stand alone “This Place” di un paio di anni fa, il duo di Cardiff formato da Nicholas James e Stanley Fouracres, ha esordito lo scorso 4 febbraio con l’album omonimo edito dalla nostrana label AVANT! Records.
Una pletora di ottimi synth, dunque, vi assaliranno sin dalle prime note di questo debut album (giusto il tempo di un minuto di intro con “Open”), dove la drum machine in “Out of Reach” vi farà venir voglia di andare a ripescare “Actually” dei Pet Shop Boys, così come anche l’avvolgente dancefloor di “There Must Be More Than This” o, ancora, la delicata traccia conclusiva “Change Your Mind”.
In realtà , questo disco del duo gallese si fa apprezzare per alcune “chicche” pop di spessore come la tenebrosa “Divinely Impaired” ma dotata di un refrain irresistibile, ovvero come il singolo “Berlin” nel quale invece una travolgente letizia si evolve man mano che scorrono i secondi e, soprattutto, con la mia preferita “Sins” in un tripudio di tastiere e arrangiamenti accattivanti.
Inutile dire che questo disco è stato una piacevole e inaspettata sorpresa, forse perchè bramavo dalla voglia di ascoltare queste sonorità di pura matrice electropop in questo scampolo di inverno e, quindi, diciamo che ero particolarmente predisposto.
L’album segue un fil rouge ben delineato e da quello si sviluppano i singoli brani che si caratterizzano per un ascolto tutt’altro che impegnativo. Ascoltare le ipnotiche note di “Antique Days” fare il verso a Brian Ferry o farsi ammaliare dalle tinte neworderiane di “When You’re Gone”, di sicuro lascia un seguito nostalgico ma con il piglio moderno.
Il tocco romantico, languido e vibrante delle melodie, come in “The Difference” ad esempio, conduce ad un climax ultraterreno, catartico, sensibile.
Insomma, un bel progetto.
Photo credit: Aiyush Pachnanda