Sono passati due anni, sono passati due maledettissimi anni che, a causa della pandemia, hanno portato tanto dolore e morte a tutto il mondo come mai ci saremmo aspettati: finalmente la situazione sta migliorando (nonostante le non rassicuranti prospettive di una guerra imminente, che condanniamo sempre e comunque) e i concerti sembrano finalmente tornare for good, come direbbero gli inglesi.

A inizio marzo 2020, con la pandemia che era ormai diventata una realtà  concreta anche in Europa e non più solo in Asia, avevamo visto uno dei concerti degli Hold Steady all’Electric Ballroom di Camden e il giorno dopo, una volta tornati in Italia, l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte aveva chiuso la nostra nazione e davanti a tutti noi abbiamo trovato solo mesi di solitudine, di perdite, di ansia e di incredibile dolore.

Il ritorno a Londra per il famoso “Weekender” della band indie-rock di stanza a Brooklyn segna una sorta di nuovo inizio, dopo che ovviamente questo appuntamento lo scorso anno non si era potuto tenere se non in streaming.

La venue, come era facile intuire, è sold-out e Craig Finn e compagni, che nel frattempo, nel febbraio dello scorso anno, avevano realizzato un nuovo LP, “Oper Door Policy”, sono perfettamente consapevoli che per tanti dei presenti in sala questa sera questo concerto ““ trasmesso anche in live-streaming su internet ““ avrà  un significato molto più importante di una “semplice” serata di divertimento e gioia.

Le otto sono passate da pochi minuti quando la formazione originaria di Minneapolis sale sul palco per la gioia del numeroso pubblico presente oggi all’Electric Ballroom, che ha una capacità  di 1.500 persone.

E’ “Hornets! Hornets!”, estratto da “Separation Sunday” del 2005, ad aprire la serata: la prima parte del brano è quasi uno spoken-word da parte di Finn, prima che entrino le rombanti chitarre e l’eccitazione della gente incominci a raggiungere livelli elevatissimi. Sin da subito è delirio totale perchè lo spirito della musica degli Hold Steady copre tutti i presenti che cantano ogni parola insieme alla band statunitense, diventando simbolicamente un’unica entità . E’ incredibilmente bello sentire la gente vicina, con la voglia di ballare, di sudare, di saltare, di bere qualcosa insieme agli altri, mentre per un’ora o due cerca di dimenticarsi tutto ciò che di negativo ci circonda per trovare qualche attimo di relax e di distrazione.

“Stuck Between Stations” è un altro momento di totale gloria con le sue fantastiche melodie, quelle schitarrate rock che trascinano e ovviamente il piano di quel piccolo mago chiamato Franz Nicolay, che da lontano vediamo sorridere con piacere.

Sono sempre le fragorose sei corde a essere protagoniste in “Stevie Nix”, altro pezzo adrenalinico, in cui trova di nuovo spazio anche un delicato piano, mentre il buon Craig continua a gesticolare e a raccontare le sue storie narrate attraverso i testi delle sue canzoni.

E poi avanti con “Sequestred In Memphis”, altro incredibile brano dalle melodie spettacolari, in cui fanno la loro apparizione, come accadrà  ancora spesso durante i circa cento minuti del concerto, gli Horn Steady UK, il trio di archi che è apparso di frequente durante i loro live-show del “Weekender” qui a Londra.

“Blackout Sam”, invece, è uno dei pochi momenti apparentemente tranquilli della serata, con i vocals riflessivi di Finn, un piano morbido, le chitarre che non forzano mai e soprattutto i fiati che aggiungono eleganza e classe al pezzo.

Si ritorna a livelli di adrenalina davvero elevati con “Constructive Summer”, dove l’energico drumming di Bobby Drake, insieme al solito piano di Nicolay e alle muscolose chitarre di Tad Kubler e Steve Selvidge, costruisce un altro momento rock pieno di esaltazione.

“Heavy Covenant”, uno dei pochi estratti da “Open Door Policy” stasera, disegnata con le tastiere di Franz e i fiati degli Horn Steady UK, nonostante lo spirito gentile e meditativo dei suoi vocals, riesce a diventare trascinante verso la fine grazie anche agli handclapping del pubblico londinese.

E’ infine “Slapped Actress” – da “Stay Positive” del 2008 ““ a chiudere la prima parte del concerto in maniera pesante e aggressiva (splendidi i graffianti riff delle chitarre) per la gioia dei numerosi presenti, che cantano ancora una volta insieme al gruppo di stanza a Brooklyn.

E’ poi tempo dell’encore (tre canzoni) che si conclude con un tuffo alle origini, ovvero “Killer Parties”, estratto dal loro esordio full-length, “Almost Killed Me” (2004), che ci concede gli ultimi minuti di quella energia rock che in tanti avevano cercato in questi interminabili e tremendi ultimi due anni.

Una serata che va molto oltre rispetto a un semplice concerto, quasi come ritrovare amici lontani dopo tanto tempo e tante sofferenze, quasi come se la band e il pubblico fossero uniti da un unico abbraccio fraterno e infinito. Il potere della musica va oltre ai confini di qualsiasi tipo e gli Hold Steady hanno ancora una volta dimostrato l’incredibile forza dei loro live-show ricchi di intensità  ed energia positiva. STAY POSITIVE! FUCK WAR! PEACE!