Era davvero attesissimo l’arrivo in Italia degli A Place To Bury Strangers , che finalmente tornano in Europa dopo quasi tre anni con un tour appropriatamente chiamato “Let’s See Each Other” – dal brano presente sul loro recentissimo sesto album, “See Through You”, uscito il mese scorso per la Dedstrange, la label di loro proprietà .

La band più rumorosa di NYC vede il suo faro e la sua mente in Oliver Ackermann, cantante e chitarrista, mentre la sezione ritmica è cambiata proprio da poco tempo: al posto di Dion Lunadon e Lia Braswell troviamo ora i coniugi John (basso) e Sandra Fedowitz (batteria), che si dimostreranno sostituiti di grandissimo valore.

Sono passate da pochi attimi le dieci e venti quando il trio noise-rock proveniente dalla Grande Mela sale sull’ampio stage del Cinema Perla, venue in cui il Freakout Club ha deciso di trasferire questa serata vista la grande richiesta di biglietti da parte dei fan, che oggi si dimostreranno sempre molto interesssati e vicini al gruppo statunitense.

Sin dai primi attimi del live-show notiamo che gli A Place To Bury Strangers sono già  in forma e la voglia di tornare in giro a suonare la loro musica per le persone che li seguono e li amano deve averli spinti a dare il massimo anche in questo periodo storico ancora così incerto: distorsioni, feedback, noise cupo e cattivo ci aspettano per i prossimi settanta minuti, lo sappiamo e ne siamo preparati e, anche se i volumi sono forse un po’ più bassi rispetto ad altre occasioni in cui avevamo visto Oliver e soci, probabilmente a causa della venue di stasera (un cinema e non un club!), i ritmi non ci deluderanno.

Il frontman sin dal primo secondo gioca con la sua chitarra e con gli effetti, molti dei quali saranno stati creati da lui stesso ““ visto che è anche il proprietario della piccola, ma gloriosa Death By Audio di Brooklyn, vera e propria garanzia per quanto riguarda i pedals ““ ma è Sandra a sorprenderci ancora più del marito: la musicista statunitense è una vera furia sul suo drumkit e sa dettare magicamente i tempi della musica degli APTBS, tenendo sempre una velocità  che definire incredibile è ancora poco.

Aiutati anche da alcuni proiettori, Oliver e soci riescono a ipnotizzare la folla bolognese anche con i colori del loro show, che spesso cambiano, oltre che con la loro musica devastante che arriva dritta in faccia con tutta la sua violenza.

E’ a metà  set che il trio di NYC si trasferisce nel pubblico per un paio di pezzi, come gli avevamo già  visto fare anche nel precedente tour qualche anno fa: mentre la gente si avvicina per guardare e riprendere con i telefonini, Oliver, John e Sandra vengono illuminati da un fascio di luce bianco intermittente e mesmerizzante come il suono tribale che emettono, mentre l’aggressività  e l’intensità  non accennano a diminuire.

Quando tornano finalmente sul palco è “End Of The Night”, estratto dall’EP “Hologram” dello scorso anno, ad accoglierci, segnando uno dei pochi momenti in cui la melodia si fa più comprensibile, pur rimanendo sempre in mezzo a un mare di distorsioni pesanti.

E’ ancora la Fedowitz a dettare legge nella successiva “Let’s See Each Other”, presa dal loro lavoro più recente, con un drumming che è difficile da descrivere tale è la sua potenza, molto superiore rispetto a quanto ascoltato su disco, mentre gli effetti creati da Oliver non sono meno rumorosi.

“I Lived My Life In The Shadow Of Your Heart” – da “Exploding Head” (2009) ““ mostra invece la loro anima più shoegaze con incredibili distorsioni dietro alle quali si riesce a udire la melodia creata dalla voce di Ackermann.

Mentre Sandra si sposta ““ con un solo tamburo del suo drumkit ““ al centro del palco per le ultime due canzoni del set, possiamo notare quanto siano duri e veloci i colpi che sfodera sul suo drumkit, che sembrano un animale che aggredisce la sua preda: sono gli ultimi momenti di noise della serata prima di un breve encore e gli applausi convinti della folla bolognese.

Un set molto solido e potente, che ha regalato rumore e tantissima adrenalina dimostrando come gli A Place To Bury Strangers siano tornati inarrestabili come li conoscevamo: una settantina di minuti di forza, velocità  pazzesca e distruzione.

Photo Credit: iZilla at flickR from Berlin, Germany, CC0, via Wikimedia Commons