Si potrebbe scrivere un libro su come e quanto la musica dei The Strokes abbia influenzato non solo chi nei primi anni del millennio aveva già  raggiunto l’età  della ragione ma soprattutto le generazioni più giovani, che hanno ascoltato i dischi di Julian Casablancas e soci assorbendo le sonorità  e l’estetica di quella New York quando era già  diventata storia e persino leggenda.

Valerio Visconti, piemontese classe 2000, associa al tono sfacciato e sbarazzino di quegli album ascolti di molto rock e cantautorato italiano (dai Bluvertigo a Giovanni Lindo Ferretti a Paolo Conte agli Afterhours) in un esordio diverso da quelli di tanti esponenti della Generazione Z (termine orribile che andrebbe forse ripensato).

“DPCM” ripercorre gli anni pandemici visti con gli occhi di un giovane adulto, ma va anche oltre mettendo in mostra buona grinta. Produce Giulio Ragno Favero (Il Teatro Degli Orrori, One Dimensional Man) e l’attenzione per le chitarre è ovviamente massima con un approccio DIY che vede Visconti suonare tutti gli strumenti violoncello escluso, affidato a Enrico Milani.

L’effetto è a volte straniante altre curioso fin dalle prime note di “La Morte A Venezia”, piccolo bignami storico ““ culturale che cita il teatro kabuki, Amanda Lear, Salvador Dalì, i futuristi e le torri gemelle per poi lasciare il passo all’amore sospeso e ironico di “Narcisi Sbagliati”, alle melodie taglienti in controluce di “Poeti”, a quelle taglienti e basta di una title track rabbiosa, urlata, frustrata e violenta, alla vulnerabilità  espressa senza domande nè remore in “Nulla Mi Urterebbe Più”.

L’evoluzione di Visconti è ancora in atto e chissà  che il suo percorso tra qualche anno non arrivi a eguagliare quello di Vasco Brondi o Niccolò Contessa. Viste frasi come “Ci sono idioti che brindano con calici vuoti / che finiscono comunque per macchiarsi” in “Le Idi Di Marzo” e “Desidero un periodo decadente, un panorama fatiscente, e un po’ di ammorbidente / Le vacanze al mare, una quarantena bipolare per giustificare anche chi non fa niente” di Ammorbidente” non sarebbe una sorpresa.

Credit Foto: Fabio Copeta