Dopo una serie di film, quasi tutti peraltro capolavori, piuttosto rigorosi, “Licorice Pizza” rappresenta per Paul Thomas Anderson un divertissement dalla traiettoria autorale che aveva imboccato e un ritorno ai toni più nostalgici e colorati dei suoi esordi.
I colori, le opportunità , le canzoni (e che canzoni, la soundtrack non originale è “da sturbo”) e la spontaneità  degli anni ’70 vengono declinati dal geniale regista americano attraverso una buffa storia d’amore tra un quindicenne e una ragazza che invece ha oltrepassato i venti anni.

Le espressioni spontanee, le corse a perdifiato e i brufoli dei bravissimi Cooper Hoffman e Alana Haim (si una delle Haim, peraltro nel film ci sono tutte) sono il punto di forza di una pellicola che senza di loro sarebbe soltanto un raffinato e commosso ritratto di un’epoca. In poche parole fanno diventare il film un oggetto realmente vivo e appassionante, cosa che invece un po’ mancava ad una pellicola analoga di qualche anno fa, “Everybody Wants Some!!” di Linklater.

Mi sono sembrate soltanto un po’ forzate le due scene con i cameo più strombazzati, quella con Tom Waits e Sean Penn dunque e quella con Bradley Cooper. Certo aggiungono quella surrealità  che è tipica di Anderson, ma proprio mi paiono un po’ scorporate dal resto. Almeno quella con Cooper nel ruolo del marito di Barbra Streisand è a tratti esilarante.