Un bouquet di rigogliosi fiori finti, tutti armonicamente disposti secondo una contorta e segreta legge divina. Ogni esemplare col suo stelo unico e dorato, proteso verso la penombra: questo sono “Chloà« and The Next 20th Century” e gli undici brani che lo compongono.

Il nuovo album di Josh Tillman, aka Father John Misty, una volta spolverato dalla sua patina opaca si rivela essere un lavoro innovativo ed algido, sicuramente meno autoreferenziale dei precedenti. La grossa novità , infatti, è che, a differenza delle opere precedenti, il focus di “Chloë and The Next 20th Century” non risulta essere più il cantautore, non più i suoi spaccati di vita, i suoi paesaggi chimerici o il suo sarcasmo spaccone. Sono i personaggi a cui dà  vita, questa volta, a farla da padrone e a srotolare il filo conduttore che, con allure misteriosa, lega sotterraneamente tutto il disco.

Ad aprire l’album “Chloë”, in cui la dimensione orchestrale prende il sopravvento, proiettandoci immediatamente nella Golden Age di Hollywood. La Chloë raccontata da Misty è un’odiosa ragazza benestante che non corrisponde le attenzioni del cantante e che, nel giorno del suo trentunesimo compleanno, finisce per gettarsi giù dal balcone: “Summer ended on the balcony/ She put on Flight of the Valkyries/ At her thirty first birthday party/ Took a leap into the autumn leaves“. Come accade anche nelle grandi e favolose produzioni hollywoodiane, non è, infatti, tutto oro quel che luccica.

Nella splendida “Goodbye Mr. Blue”, invece, riusciamo quasi a vedere Misty seduto su un portico, colpito dal sole, in pieno stile country. Tra le composizioni più meritevoli del nuovo lavoro, possiamo, di sicuro, inserire anche la travolgente e cinematografica “Q4”. Il brano, dal bell’arrangiamento cameristico con un pizzico di estro beatlesiano, racconta l’ordinaria tragedia di un’altra protagonista femminile, Simone, che vede i propri sogni andare alla deriva: Simone writes little of much consequence/ Unless the theater’s how you pay the rent/ A new work of some semi-memoir sits/ Inside the weekend book editors desk/ And while they have not mentioned it/ She must watch roses get thrown at less.

Nei brani che adornano il quinto album dell’artista, sincerità  e cinismo s’incontrano e si scontrano continuamente, lasciando un retrogusto agrodolce sulla lingua di chi ne canta le parole. Father John Misty è un bullo che, con risata beffarda, spinge le proprie angosce fuori dall’armadio. Il disco è costellato di archi narrativi non finiti, di deviazioni che aspettano minacciosamente dietro l’angolo e di domande aperte a cui è impossibile rispondere. Basta considerare la sperimentazione di “Olvidado (Otro Momento),” in cui il cantante inizia a cantare bossa nova in spagnolo e non in portoghese, o anche l’ingannevole romanticismo tremulo di “Kiss Me (I Loved You)”, in cui infatuazione e amore risultano essere nient’altro che un sottile velo che scherma dall’inesorabilità  della morte.

A chiudere il disco c’è “The Next 20th Century” che, con i suoi quasi sette minuti, ci convince definitivamente che le storie raccontate da Misty sono troppo intricate e frammentarie per seguire una qualsiasi solida struttura logica. No, se si presta l’orecchio ad un ascolto attento e a cuore aperto lo si capisce subito: “Chloà« and The Next 20th Century” non segue un copione scritto a tavolino, ma si avvolge tutto attorno alla più pura delle logiche oniriche.

L’ex batterista dei Fleet Foxes, poi convertitosi in saccheggiatore di tristezze, riesce a confezionare, a quattro anni di distanza da “God’s Favorite Customer” (2018), un album che non sfocia affatto nel tanto temuto intellettualismo pomposo e forzato. “Chloà« and The Next 20th Century”, al contrario, va ad arricchire la discografia di Tillman di una musicalità  dal taglio inaspettato, confermandoci che la patina opaca e languida che pensavamo avvolgesse inizialmente l’album non era, in realtà , nient’altro che la più pregiata delle ciprie, atta a fissare tutti i trucchi dell’artista.

Credit Foto: Ward & Kweskin