La ormai lunga carriera dei Clap Your Hands Say Yeah è iniziata nel lontano 2004: nel frattempo Alec Ounsworth è rimasto il solo componente originale della band con cui ha realizzato ben sei album, il più recente dei quali è “New Fragility”, uscito nel febbraio dello scorso anno e recentemente ripubblicato con l’aggiunta di versioni alternative di alcune delle sue canzoni. Il gruppo indie-rock di Philadelphia sta per arrivare in Italia a presentare la sua nuova fatica full-lenght con un paio di date (giovedì 28 aprile al Biko di Milano e venerdì 29 al Covo Club di Bologna) e noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per contattare via e-mail Alec e farci raccontare del nuovo LP e non solo. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Alec, come stai? Sei contento di poter finalmente venire a suonare di nuovo in Europa dopo un bel po’ di tempo? Cosa ti aspetti dai tuoi concerti italiani?
Sono contento, sì! Mi aspetto che i concerti italiani siano in Italia.

Hai appena pubblicato una nuova versione del tuo album “New Fragility” del 2021 con alcune canzoni riarrangiate con pianoforte e chitarra acustica. Quanto sono cambiate queste canzoni rispetto alle loro versioni originali? Perchè hai deciso di ri-registrarle in questo modo?
Mi piace mostrare diversi lati delle canzoni. Molti dei miei artisti preferiti hanno presentato le loro canzoni in modi diversi – Lou Reed, Robert Wyatt, John Cale, Tom Waits, Bob Dylan, ecc. La variazione è un buon modo per mantenere il proprio interesse e le canzoni e le performance eccitanti e diverse.

Hai prodotto “New Fragility”, che è poi stato masterizzato da Greg Calbi e mixato da John Agnello. Che cosa ci puoi dire della tua esperienza lavorativa con queste due leggende?
Beh, Greg ha masterizzato almeno 3 (forse 4?) dei miei album quindi ero in qualche modo abituato alla sua esperienza e sicuro che avrebbe fatto un buon lavoro. Per quanto riguarda il mixing, ho lavorato con Dave Fridmann abbastanza costantemente prima di John e penso che entrambi siano all’altezza. John dà  un aspetto e un approccio diverso e anche a me è piaciuto molto lavorare con lui. è un ragazzo fantastico e davvero impegnato e rende l’intero processo piuttosto divertente.

“Thousand Oaks” parla di una sparatoria di massa avvenuta nel 2018 ed è una delle canzoni più politiche che tu abbia mai scritto: perchè hai scelto di scrivere di politica questa volta?
Ho visto un’intervista a una donna di nome Susan Orfanos che ha perso suo figlio nella sparatoria di Thousand Oaks. L’intervista mi ha spezzato il cuore e mi ha riempito di rabbia per il fatto che i politici sembrano più interessati all’autoconservazione e ai soldi degli interessi speciali che a fare qualcosa per proteggere le persone che dicono di rappresentare.

Posso chiederti se il tuo ultimo disco è stato in qualche modo influenzato dal mondo che stavamo vivendo durante gli ultimi due anni, dove eravamo tutti a casa senza relazioni con altre persone mentre la depressione stava colpendo duro?
Non tanto perchè l’album è stato finito prima della pandemia. è solo che ho dovuto aspettare un po’ come risultato. Direi che il live è più influenzato da questo periodo.

Qual è la nuova fragilità  a cui ti riferisci nel titolo del tuo album?
è un riferimento a David Foster Wallace. Mi piaceva la frase, ma per me e per questo album è più un suggerimento che ammettiamo e abbracciamo la vulnerabilità  e ci permettiamo di ricominciare in questo modo piuttosto che pretendere che tutti noi abbiamo capito tutto. Nessuno lo ha.

In “New Fragilty” c’è una canzone chiamata “CYHSY, 2005”: cosa ricordi di quel periodo della tua vita e della tua carriera?
Ricordo che mi spostavo costantemente e vivevo con una valigia. Non era esattamente quello che avevo in mente quando ho iniziato con la musica. Non rimane esattamente glamour, ma le cose buone superano di gran lunga quelle cattive, secondo me.

Quanto è cambiata e si è evoluta la musica dei Clap Your Hands Say Yeah dopo sei album e tanti tour internazionali?
Penso che il songwriting e la produzione siano diventati molto più informati e gli spettacoli dal vivo, anche se energici come erano una volta, non sono così eccessivamente sciatti come i primi giorni. Preferisco le cose come sono piuttosto di come erano.

Che musica stavi ascoltando mentre scrivevi il tuo nuovo disco?
Dave Bazan, John Cale, Will Johnson, Elvis Costello, Elvis Perkins, Elvis Presley e chiunque altro con il nome Elvis.

Un’ultima domanda: puoi scegliere una delle tue canzoni, vecchia o nuova, da usare come colonna sonora a questa intervista?
Vecchia – “Misspent Youth” o “In This Home On Ice”
Nuova – “New Fragility”

Photo Credit: Ian Shiver