Se pensate che i Notwist siano una band che fa musica quieta e lenta, non li avete mai visti in concerto.

Se pensate che siano dei nerd sficati senza carisma, definitivamente non siete mai stati a un loro live.

Oddio, saranno pure dei nerd sficati, non ci piove. Lo indica la loro strumentazione, un variegato misto di elettronica e roba vintage che comprende un set di vinili suonati con apposito giradischi.  Lo indica il loro look dimesso, certo non da sex symbol. Markus Acher è il frontman indie di mezz’età  perfetto: magro, spettinato, occhialuto, con indosso i vestiti stropicciati di ieri.

Eppure questa band di 7 elementi ha emozionato i tanti confluiti l’altra sera al Largo Venue di Roma. Ha regalato adrenalina e brividi. Soprattutto ha regalato ciò che qualunque concerto dovrebbe fare: una esperienza collettiva, una festa di gruppo. In cui, la voce di Markus, sempre sommessa e mai urlante, veniva spesso accompagnata da un profondo coro del pubblico.

Dal vivo, i Notwtist procedono tirati e serrati. Andi Haberl si rivela un batterista scattante e potente che ti fa ballare. Miha Acher un bassista poderoso e pieno di ritmica. Gli altri 4 riempiono lo spazio sonoro dei suoni più disparati: synth, elettronica varia, fiati, fisarmoniche, organetto, vibrafono, percussioni, ecc”….

Il set comincia effettivamente quieto con “Into Love/Stars”, dall’ultimo, favoloso “Vertigo Days“. Album suonato per 8/14. E il pubblico romano ne conosce le canzoni, ne conosce addirittura i testi in inglese. Come naturalmente, quelli dei “successi” di vent’anni fa.

Ma dopo la prima traccia, i Notwist  partono per la tangente, concentrati e veloci. Una traccia dopo l’altra, spesso senza soluzione di continuità . Esplodono a tratti, quasi fossero un gruppo metal (su “Kong” per esempio). Sempre psichedelici, o addirittura Prog (come in “Gravity”, suonata prima del bis). Poi diventano krautrock e dance in altri momenti.  

Il bis poi ci ha dato una “Consequence” indimenticabile. Intensa, fresca, come se fosse stata scritta ieri, con una forza interna che nemmeno su disco era stata catturata. Ce la ricorderemo a lungo.  

Il retrogusto che lascia un concerto così, il giorno dopo, rimane una delle più belle sensazioni al mondo. Ti accorgi che nella tua città , a centinaia di km di distanza dal luogo di provenienza della band e a un paio di traduzioni di distanza da loro, vi è una piccola folla di fan come te. Fan venuti a festeggiare la musica.  

I Notwtist non mettono su nessuno show, non fanno allusioni sessuali, o politiche, non usano make up o calze a rete. Non che ci sia niente di male in tutto questo, per carità . Ma loro trattano la musica come una cosa seria, che non ha bisogno di abbellimenti.

E noi di Largo Venue a Roma, l’altra sera, eravamo lì solo per la musica, per le canzoni, per nient’altro. Guidati dal più improbabile dei capi popolo, il nostro leader per una notte, l’occhialuto e tranquillo Markus Acher. Il quale con i suoi 6 amici ci ha consentito per un paio d’orette scarse di lasciar fuori del Venue le nostre piccole preoccupazioni e angosce terrene e superflue per concentrarsi su ciò che solo conta: la musica. Scusate se è poco.