Sei anni dopo “Plancton” torna Alessandro Fiori, e lo fa con un lavoro che si presenta come una serie di brani che sembrano quasi essere l’espressione di uno stato d’animo, che si esprimono nella musica e nelle parole con una delicatezza e un intimità  a tratti commovente.

Un’opera dove possiamo ascoltare e ritrovare, ognuno con la propria sensibilità  musicale, immagini e melodie di un cantautorato e di una musica d’autore che sembrava ormai persa per sempre, il tutto reso magnificamente da una produzione, da arrangiamenti e da scelte musicali e strumentali capaci di dare freschezza ad ogni brano.

Anche nei testi troviamo accenni di una storia raccontata per immagini che spesso ci riportano alla realtà  della quotidianità , nel quale l’amore deve fare i conti con la vita e i suoi momenti di semplicità , come avviene nell’ottima “Io e te”, cantata in coppia con Dario Brunori, in cui vengono descritti momenti di una vita ordinaria, i negozi del centro “….E mentre guardi quella borsa di pelle Ti riscaldi le mani nelle tasche…“, la serata al cinema “.. Andiamo al cinema niente divano Questa serie inizia ad annoiare … ” e la pizza da mangiare in famiglia, finendo con il dare all’ascoltatore la sensazione di qualcosa  che si è perso più di una reale speranza.

“Mi sono perso nel bosco” apre l’album facendoci piombare in un’atmosfera onirica dantesca, contraddistinto da un crescendo musicale e da una melodia che ricorda Le Orme,   in “Amami meglio” torna la quotidianità  con il racconto di un ricordo d’ infanzia disturbato a causa di Brian Eno, con il sax di Enrico Gabrielli e i cori di Colapesce,

Da segnalare sicuramente “Fermo accanto a te” impreziosita dalla partecipazione di Levante e contraddistinta da cambi di ritmo e da un intensità  che dona una sensazione di teatralità  al brano, “Una sera” che ci riporta l’ atmosfera e l’eleganza di un certo cantautorato d’autore alla Sergio Endrigo o Giorgio Gaber,   “L’appuntamento” con un bellissimo arrangiamento e che è uno dei brani più interessanti dell’album,   e infine il brano di chiusura “Troppo silenzio” che inizia come una filastrocca cantata  dialetto sorsese, paese nel nord ovest della Sardegna dove è nato il padre di Fiori, nel quale un bambino che ha un incubo chiede aiuto alla nonna con la partecipazione di   Dente nei ritornelli e di IOSONOUNCANE ai sintetizzatori.

Alessandro Fiori  torna con un album importante che mostra come ancora esiste una forma canzone dove la ricerca di una linea melodica riesce ad essere interessante e mai banale pur mantenendo dei canoni di scrittura tipici di un’approccio cantautorale, un lavoro che nel suo approccio classico riesce ad essere fresco e convincente.

Credit Foto: Stefano Amerigo Santoni