Già  di per se affascinante, la storia di Clark Oloffson, il bandito che ha ispirato gli studi sulla cosiddetta “sindrome di Stoccolma”, diventa in questa miniserie in sei episodi targata Netflix un’esperienza audiovisiva frenetica e dissacrante.

Bill Skarsgard, che abbiamo conosciuto come l’It cinematografico di qualche anno fa, ci consegna un Clark affascinante, affabulatore, contraddittorio e, proprio per questo, irresistibile.
Giovano alla messiscena della serie la fotografia e le ambientazioni in un folgorante Nord Europa (Svezia, ma anche Danimarca e Belgio) anni ’70, ma soprattutto il montaggio rocambolesco e i toni al limite con la commedia demenziale della sceneggiatura (la scena delle banconote nel culo durante la rapina del quarto episodio, ma anche le strategie del corpo di polizia dello stesso episodio), le avrebbe potute girare Ben Stiller e non sarebbero state più divertenti.

Tra decine di amanti, figli illegittimi, ostaggi innamorati, complici traditi, poliziotti anch’essi affezionati a Clark, gli episodi raccontano una versione della storia del bandito colorita e romanzata, addirittura ingannevole, ma proprio per questo in linea con il suo protagonista.