Sette album sono più che abbastanza per tracciare un primo bilancio di carriera e quello dell’eclettica Wallis Bird è decisamente positivo. Difficile considerarla ancora un’artista di culto dopo l’ultimo disco “Woman” (era il 2019) che faceva i conti con un mondo dove tutto sembrava andare storto. Tre anni dopo il mood di “Hands” è celebrativo, una vera rivalsa contro la vita e gli ostacoli che sempre pone.
Parla di sè questa volta Wallis e fin dalla foto di copertina non nasconde nulla, a partire dalla mano sinistra gravemente ferita in un incidente quando aveva appena diciotto mesi, un evento che ha lasciato il segno cambiando il corso delle cose. Lei, mancina, ha dovuto imparare a far tutto diversamente, quasi al contrario, persino suonare l’amata chitarra. Non le è certo mancata la forza di reagire, la stessa che anima la sbarazzina “Go” al ritmo di “Give me a second to dance / I wanna find my own rhythm“.
Quel ritmo personale Wallis lo trova davvero, del folk puro resta lo spirito battagliero ma gli arrangiamenti giocano spesso con l’elettronica come in “What’s Wrong With Changing?” un’esplosiva camminata tra ricordi vicini e lontani, in “I Lose Myself Completely” e “F.K.K. – No Pants Dance” dove a dominare sono i sintetizzatori in pieno stile “Just Can’t Get Enough”, giusto per citare un altro brano a lei caro.
I nostalgici della Bird più politica e introspettiva potranno godersi “The Power Of A Word” scritta il giorno della sconfitta di Trump, “I’ll Never Hide My Love Away” col violino di Sam Vance-Law o la romantica “The Dive”. “Aquarius”, “Dreamwriting” e l’avventurosa “Pretty Lies” sanno unire orecchiabilità pop e contenuto, da sempre segno distintivo di una musicista in evoluzione continua. E’ un album completo “Hands” chiamato anche “Nine And A Half Songs For Nine And A Half Fingers”, divertente e animato da un entusiasmo contagioso.
Credit Foto: Tobias Ortmann