In piena pandemia ““ a fine ottobre 2020 ““ i Nothing hanno pubblicato, via Relapse Records, il loro quarto album, “The Great Dismal“. Sebbene i testi fossero stati scritti prima della pandemia, nelle sue nuove canzoni la band shoegaze originaria di Philadelphia parla di temi come l’isolamento e l’estinzione. Dopo un recente tour europeo in primavera, il gruppo statunitense è ritornato nel vecchio continente e sta passando anche per l’Italia per ben quattro concerti (ieri sera al Circolo Magnolia di Milano, stasera giovedì 7 luglio all’Ippodromo delle Capannelle di Roma (entrambe le date in apertura dei God Is An Astronaut), domani venerdì 8 all’Arti Vive di Soliera e sabato 9 al Lars Rock Fest a Chiusi) e noi di Indieforbunnies ne abbiamo approfittato per scambiare due chiacchiere, via Zoom, insieme al frontman, songwriter e chitarrista Domenic Palermo e farci raccontare del nuovo LP, delle sensazioni di tornare in tour (e in Italia ““ lo stato da cui proviene la sua famiglia), dei dieci anni della band, dei progetti per il futuro. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Domenic, ben ritrovato. Grazie mille per il tempo che ci stai dedicando. Come stai?
Ciao, sto bene, grazie. Qui è pieno di zanzare. (ridiamo)

Per prima cosa volevo chiederti come stanno andando le cose con la tua malattia (encefalopatia traumatica cronica). Qualche anno fa, quando ci eravamo parlati mi dicevi che eri preoccupato.
Le cose stanno migliorando. Siamo tornati in tour incessantemente, adesso bevo una birra, siamo qui a Milano. Oggi ho incontrato alcune persone tra cui anche i proprietari di una pizzeria napoletana che provengono dallo stesso paese della mia famiglia. Abbiamo fatto delle foto insieme a loro e ci hanno dato pizza e birra gratis. E’ stata davvero una bella giornata.

Sei contento di essere tornato nel paese di origine della tua famiglia? Che cosa ti aspetti da questi concerti che suonerete qui in Italia?
Sì, sono contento, finalmente siamo tornati. Mi aspetto di suonare musica ad alto volume, bere birra e festeggiare il più possibile insieme ai miei amici prima che debba partire di nuovo. So che nell’ultimo tour non siamo passati per l’Italia, ma sono contento di essere di nuovo qui ora. Non avevamo ancora annunciato queste date estive e tanta gente mi ha scritto dall’Italia dicendo: “Non posso credere che non passiate in Italia”. Purtroppo allora non potevo ancora svelare che saremmo venuti a suonare a luglio. E’ bello essere ritornati specialmente dopo tutto quello che è successo con il Covid. Sono passati già  quasi quattro anni.

Sì, il vostro ultimo passaggio in Italia è stato a novembre 2018.
Sono stati i nostri concerti italiani preferiti. Sono davvero contento che siamo tornati ancora a suonare qui.

Come vi sentite a essere finalmente tornati su un palco dopo questi ultimi due anni dove nessuno ha potuto suonare a causa della pandemia?
Devo ammettere che è difficile, ma è anche bello. Specialmente nell’ultimo tour molte persone che sono venute a vederci suonare erano al loro primo concerto dopo la pandemia. E’ stato qualcosa di molto emozionante. Quando pubblichi un disco nuovo di solito vai subito in tour e non tutti hanno la possibilità  di digerire il disco, mentre “The Great Dismal” è stato realizzato durante il Covid e tutti sono riusciti a studiarlo e a farlo diventare famigliare. Abbiamo provato tante emozioni nell’ultimo tour e anche ora. Nei giorni scorsi abbiamo suonato a Barcelona: non suonavamo lì dal 2016, abbiamo fatto sold-out. Tutti erano così emozionati e contenti di vederci. Ho iniziato a parlare con tutti. E’ veramente bello vedere di nuovo le facce delle persone. E’ fantastico vedere le persone che già  conosci e anche quelle nuove.
Anche negli Stati Uniti è stato la stessa cosa, la gente conosceva già  le parole delle canzoni. In questo tour suoniamo un mix di canzoni dei nostri quattro album e dei nostri EP. Oggi come oggi non sai cosa aspettarti dal domani, così voglio prendermi cura sia dei nuovi fan, ma anche di quelli vecchi.

Quando è stato il vostro primo concerto dopo la pandemia?
Fammi pensare. E’ stato lo scorso anno. Non ricordo bene, ma credo sia stato a Philadelphia o forse a New York. E’ stato alcuni mesi fa, non mi ricordo esattamente. Per tutto il tour abbiamo cercato di non ammalarci, ma proprio l’ultimo giorno uno di noi ha preso il Covid e abbiamo dovuto cancellare quello show, che abbiamo poi recuperato due settimane dopo. Ora siamo di nuovo in giro. Vogliamo andare avanti, è arrivato il momento.

Parlando di “The Great Dismal”, è uscito a fine ottobre 2020 e lo avete registrato insieme a Will Yip, che aveva già  prodotto anche “Tired Of Tomorrow” (2016): eravate contenti di poter collaborare ancora con lui? Siete rimasti soddisfatti del suo lavoro?
Questo disco ci ha riportato alle origini dei Nothing che significa che ho dovuto portare il duro peso della scrittura, della registrazione e di tutto il resto. Volevo lavorare con qualcuno di famigliare e che capisse veramente il modo in cui scrivo. Lui non si fa problemi a dirmi i suoi pensieri. Mi è piaciuto lavorare con Will per questo progetto. Sapevo che queste canzoni sarebbero state grandi e dovevano suonare potenti ed enormi. Lui sa creare un suono di grande qualità . E’ stato semplice lavorare con Will.

Per il nuovo album ci sono stati alcuni cambiamenti: Brandon (Setta) non fa più parte della band e inoltre nel 2020 il vostro gruppo ha festeggiato i suoi primi dieci anni, che credo possano essere un bel traguardo. Che cosa ne pensi? Inoltre quanto pensi che sia cambiata la vostra band rispetto ai primi giorni?
E’ sempre cambiata, non ho mai voluto che questa band fosse stagnante, ho sempre voluto crescere insieme alla band. Cambia sempre, se non cambia è stagnate. Mi piace ed è liberatorio lavorare insieme agli artisti che collaborano insieme a me, sia in passato che ora. Per questo tour abbiamo Doyle (Martin, chitarra) e Christina Michelle, che suona il basso. Sono sempre stato un suo fan. Quando insegno le canzoni a queste persone spiego che non voglio che nascondano quello che fanno, non ho un piano stretto per i Nothing. Non dico che le canzoni debbano essere cambiate totalmente, ma voglio che loro inseriscano la loro identità . Sono molto aperto verso quello che ogni persona fa, ognuno ha il suo setup differente, usa pedali. Abbiamo sempre delle variazioni delle canzoni e penso che sia una cosa cool.

E’ davvero molto interessante. Tornando al nuovo album, ci sono alcuni ospiti come l’arpista Mary Lattimore, la musicista classica Shelley Weiss e il cantautore indie di Philadelphia Alex G, anche lui di origini italiane. Cosa ci puoi raccontare di queste collaborazioni? Che cosa hanno portato al tuo sound?
Credo che anche per loro valga lo stesso discorso che ti facevo poco fa. Non tutti i musicisti con cui lavoro poi entreranno a far parte della band, ma in studio è il momento perfetto per creare musica insieme alle persone che rispetti. Mary Lattimore è un incredibile essere umano e una musicista e artista piena di talento. Alex G è un genio del songwriting e ha la voce di un angelo. E’ un mio grande amico, ci sentiamo spesso al telefono per parlare di videogame, di cibo, di bevande. La vita che viviamo è gratificante se riusciamo a prendercene cura. Mi piace lavorare con le persone di cui ho rispetto e continuerò a lavorare il più possibile in questo modo in futuro.

Il vostro disco tratta di temi come l’isolamento e l’estinzione: che esperienza è stata scriverlo? Il processo di scrittura quanto è stato influenzato dalla pandemia e da tutto quello che stava succedendo intorno a te in quel momento? E’ stato qualcosa di liberatorio per te scrivere canzoni su questi argomenti?
Per quanto riguarda i testi, l’album è stato scritto per la maggior parte prima della pandemia, ma abbiamo registrato il disco durante la pandemia. Sapevamo che era qualcosa di importante. Il momento è stato quello giusto. Quello che mi era successo prima era molto simile a ciò che stava accadendo in quel momento. Ho parlato della fine dell’esistenza. A volte nella vita dobbiamo affrontare questo tema, dalla pandemia, alla guerra, al riscaldamento globale, alle tempeste. Non voglio sembrare la persona che guarda i segni e pensa che la fine sia vicina, ma in certi momenti si provano queste sensazioni. Amo le persone che mi circondano e mi preoccupo di ciò che gli accade, ma c’è amche tanto dolore in questo mondo. Quando eravamo in studio è successo tutto quello che abbiamo visto: non voglio dire: “te lo avevo detto”, ma è sempre lì e puo’ accadere.

Non possiamo sapere come sarà  il futuro, ma purtroppo anche in questo momento stanno accadendo tante cose negative, quindi è facile non essere troppo ottimisti qualche volta, ma speriamo in un futuro più luminoso. Ti posso chiedere della vostra canzone “Bernie Sanders”? So che te l’hanno già  chiesto in molti prima di me e so che non parla del senatore del Vermont: ci puoi raccontare di cosa tratta? Come mai hai deciso di darle quel titolo?
E’ una domanda difficile. Ho dato alla gente risposte differenti riguardo al suo significato. E’ una percezione e bisogna cercare di comprenderla. L’ho scritta in Giappone mentre avevo bevuto, ero perso, il mio telefono era morto, non avevo il mondo di capire dove mi trovavo. Ho scritto i testi in un appartamento a Tokyo.

Posso chiederti se hai avuto l’occasione di scrivere qualcosa durante gli ultimi due anni? State già  pensando di realizzare un nuovo album o comunque del nuovo materiale?
Sì, ho fatto qualcosa. Ci sto pensando. Mi sono tenuto parecchio impegnato durante la pandemia. Ho davvero una bella line-up nella band e voglio scrivere nuovo materiale insieme a loro.

Grazie mille Domenic. Un’ultima domanda: per favore puoi scegliere una delle vostre canzoni, vecchia o nuova, da usare come soundtrack di questa nostra intervista?
Direi “A Fabricated Life”. E’ la mia canzone preferita dei Nothing fino a oggi.

Grazie mille per il tempo che hai speso insieme a me. Ci vediamo nei prossimi giorni a uno dei vostri concerti.
Grazie mille anche a te. Ci vediamo presto.