Camae Ayewa in arte Moor Mother, metà  femminile del collettivo Black Quantum Futurism e già  negli Irreversible Entanglements, conferma la sua anima versatile e prolifica. Mette insieme mille influenze dal jazz al blues all’R&B in un lungo racconto a più voci, tante quanti sono i numerosissimi ospiti presenti in queste diciotto tracce (l’arpista Mary Lattimore, Orion Sun, Jason Moran, Melanie Charles, Fatboi Sharif giusto per fare qualche nome). Una squadra compatta e coesa, che riesce a creare una fluida testimonianza dell’America di oggi con la grinta dei griots migliori.

Amore, poesia, consapevolezza, urgenza di comunicare si rincorrono in quarantatrè minuti senza un attimo di respiro. Pianoforte, sassofono, ritmi hip hop, meno rumore più melodia, strumento extra di un album che è frutto di incontri e di un confronto alla pari. Sforzo collettivo dunque, che non rinuncia alle rivendicazioni politiche che già  caratterizzavano i recenti “Black Encyclopedia Of The Air” e “Open The Gates”. “The poet laureate of the apocalypse” come l’ha definita Pitchfork sceglie stavolta di gettare al vento calendari dell’apocalisse e scadenze per riappropriarsi del tempo, passato e presente.

I personaggi che popolano “Jazz Codes” (il sassofonista Joe McPhee, Claudine Myers in “So Sweet Amina”, la Mary Lou Williams di “Ode To Mary”) continuano una carrellata che dal 2016 ha portato Moor Mother ad esplorare i confini della black culture creando nuove connessioni sonore, un percorso che l’anno scorso aveva dato buoni frutti in un brano come “Zami” ad esempio in cui la figura di Audre Lorde era celebrata oltre che evocata.

La sicurezza di Camae Ayewa nasce dalla forza tranquilla delle idee, da una visione del mondo percepito in ogni sua complessità , dalla capacità  di saper distillare tutto questo in musica. Il jazz è un animale mutevole, non ha codici, “used to mean sex” come afferma provocatoriamente Thomas Stanley nella traccia conclusiva rivendicando le origini popolari di un genere solo in seguito diventato nobile. Un passato che “Jazz Codes” rispetta pur avendo un sound dinamico e moderno in cui è intrigante immergersi per conoscere e imparare.

Credit Foto: Samantha Isasian