E’ un ritorno intimo e doloroso quello di Nina Nastasia, che dopo diversi album accolti bene dalla critica e affettuosamente dal pubblico (qui le recensioni di “On Leaving” e “You Follow Me” con Jim White) si era praticamente ritirata dalle scene vittima di una relazione sentimentale abusiva: quella con il partner, manager e mentore Kennan Gudjonsson suicidatosi poco dopo la fine della loro storia. Esperienze che hanno inevitabilmente segnato la vita dell’artista e vengono esorcizzate nei trentatrè minuti di “Riderless Horse”, un racconto delicato e conciso del lungo periodo di violenza, depressione e sofferenza da cui Nina è uscita con molta fatica.

Steve Albini e Greg Norman producono questi brani, che riscoprono la semplice sobrietà  di voce e chitarra acustica, melodie semplici che vanno dritte al punto. Non risparmia nulla Nastasia, soprattutto in pezzi durissimi come “You Were So Mad” o “This Is Love”, “Nature” e “Go Away”. Riflessioni sulla natura del genere maschile che andrebbero ascoltate con attenzione e fatte ascoltare. Illusione, passione, idillio, tradimento, senso di colpa fino al momento della liberazione in “Ask Me” ma anche speranza e piccole vittorie (“Just Stay In Bed” ad esempio o “The Two Of Us”).

Nina ritrova la sua voce, che esprime tutta la sofferta consapevolezza accumulata in questi anni. Rabbioso, commovente, catartico, “Riderless Horse” prende per mano chi ascolta e lo porta con sè, lontano, trattenendo il fiato verso una “Afterwards” che suona come una fine e un nuovo inizio. Non si può cancellare un passato difficile, solo accettarlo e conviverci: questo sembra dire Nina Nastasia oggi, rinata e vincente dopo aver imparato a cavalcare da sola. Senza padroni.

Credit Foto: Theo Stanley