Davvero molto atteso questo terzo LP dei Life, che arriva dopo quasi tre anni dal precedente, “A Picture Of Good Health”, che ha trovato numerosi riscontri positivi sia parte della critica che dai fan.

Il gruppo capitanato da Mez Green dedica questo nuovo capitolo della sua carriera alla propria città , Hull, che si trova nella costa meridionale dello Yorkshire: “è la nostra lettera d’amore alla città “, spiega il frontman, specificando anche che “attraversa il loro DNA“.

La opening-track “Friends Without Names” ci dimostra subito come le loro dichiarazioni verso Hull siano reali, mentre ci portano su territori post-punk certamente cupi e citando band come i Fall, ma gli arpeggi sono puliti e le sensazioni melodiche non mancano e risultano piacevoli.

Più avanti “Duck Egg Blue” ci fa conoscere una faccia molto differente (e anche abbastanza inaspettata, se dobbiamo essere sinceri) del gruppo inglese: il lungo brano ““ oltre sei minuti ““ ci presenta la voce di Mez molto rilassata e tranquilla, appena sussurrata e riflessiva, mentre la strumentazione rimane decisamente calma per tutto il tempo. Si tratta di una sorta di love song che ci colpisce molto a livello emotivo sin dal primo ascolto e, sì, è davvero molto bella e sensibile.

La successiva “Shipping Forecast”, invece, cambia totalmente l’umore del disco, trasportandoci su panorami sonori post-punk dai toni molto tribali, grazie all’ottimo lavoro di una scatenata sezione ritmica e alle grida impazzite ed esaltanti del coro.

“Self Portait”, invece, ritrova un’anima puramente punk, giocosa e divertente, dalle fantastiche melodie e dalle chitarre fuzzy e ci riporta indietro di qualche decennio, facendoci comunque ballare e saltare.

Mentre raccontano del loro attaccamento alla città  che ha dato loro i natali, i Life descrivono un album variegato, interessante e ancora una volta gradevole e senza particolari punti bassi: non vediamo l’ora di rivederli in uno dei loro esuberanti live-show a ottobre e nel frattempo schiacciamo di nuovo play su Spotify.

Credit Foto: Luke Hallett