Esisteva una notevole attesa per il nuovo lavoro dei   Young Jesus : “Welcome to Conceptual Beach” era stato un album di crescita che apriva nuovi percorsi e alimentava una certa speranza, una band che aveva tutte le carte in regola per diventate una cult band.

Il singolo che ha anticipato l’uscita di questo “Shepherd Head” aveva rinsaldato questa stessa speranza, “Ocean” è una gran bel pezzo, con una sagace costruzione e tocchi stravaganti che affascinavano, aumentati da un testo che nell’affrontare la morte trova momenti di accettazione e altri di fuga, quindi?

Quindi a questo punto magari ci si aspettava troppo, ma il nuovo lavoro per quanto ambizioso non decolla, nonostante la pur sempre affascinante voce di John Rossiter manca la forza dei loro precedenti lavori e la ricerca di originalità  non è veramente mai ben centrata.

E’ in fondo l’album solista di Rossiter che viene diviso in una prima parte di brani intimi e registrati come fossero esibizioni live, con i vari rumori casalinghi e non, riportati sul nastro e una seconda parte che con “Gold Line Awe” introduce un approccio elettronico in fondo interessante ma che tutto sommato spiazza.

“Satsuma” il brano successivo è più interessante del precedente, il tessuto elettronico è piacevole e la melodia intrigante ma il brano sembra poter offrire di più di quanto poi realizzato, “Believer ” non riesce a catturarti più di tanto e il brano di chiusura “A Lake” finisce con il confermare che la strada scelta da Young Jesus questa volta non convince molto.

Una menzione speciale va alla cover dell’album, davvero brutta, che sembra un invito a non acquistare l’album e ci fa nascere spontanea una domanda, ma perche? Una risposta che finirebbe poi per coinvolgere un po’ tutto l’album.

Credo che non siano state le notevoli aspettative a spingermi verso un giudizio così negativo ma non mi aspettavo questo dai Young Jesus. Praticamente la scelta di trasformare tutto in un progetto solista di John Rossiter corrompe tutto il loro fascino e finisce per annullare la loro capacità  attrattiva, la stessa voce di Rossiter perde quell’alone di mistero e imprevedibilità  e tutto finisce con scorrere senza un lamento, senza un grido levato a “vincere” d’improvviso un brano

L’album purtroppo delude, le aspettative spesso finiscono con il mortificare quel (poco) che comunque di buono ci sarebbe…a volte, quando si è consapevoli di essere andati troppo oltre ed essersi persi, sarebbe meglio fare un passo indietro.