Dovevano passare ben ventun’anni prima di rivedere gli Stereolab dalle nostre parti, praticamente più di una generazione e un’infinità di cambiamenti dall’ultimo concerto.
Sicuramente stiamo parlando di uno dei progetti più importanti della scena indie pop, quantomeno uno dei più geniali. Capaci in oltre tre decadi di carriera di fondere sapientemente l’eleganza della canzone francese grazie alla presenza di Laetitia Sadier, un certo approccio kraut, l’easy listening e l’avanguardia. Ma soprattutto un’attitudine tutta loro, senza auto imposizioni, nella più totale libertà e freschezza.
Dicevo carriera lunghissima e altrettanto ricca di episodi importanti, l’ultimo dei quali, “Electrically, possesed; switched on vol.4”, una raccolta di materiale inedito, unreleased versions, demo e rarities, lavoro che è anche il pretesto per organizzare un nuovo tour mondiale, prima i concerti oltreoceano, quindi l’Europa con la data di stasera ai Magazzini Generali, che era oltretutto la stessa location milanese quando passarono da noi nel 2001.
Per tutti questi eventi ci sono altrettanti artisti che hanno avuto la fortuna e l’onore di poter aprire per la band franco inglese, questa sera è il turno di Julien Gasc, la sua prima data di un filotto di nove appuntamenti.
Artista francese, classe 1980 e una discografia bella fitta con diversi lavori in cassaforte, cantautore classico, raffinato come da tradizione, delicato quanto le sue canzoni, suona una quarantina di minuti abbondante, abbastanza per capire la bontà del suo songwriting, esigenze tecniche gli impongono un set snello e veloce con sequenze da un laptop e lui timidamente a seguire una narrazione in punta di piedi.
Tempo di un cambio palco rapido e Stereolab on stage per le 21,30 a mettere subito in chiaro per cui siano tuttora una delle band di riferimento per chi fa musica di qualità . Quando si ha a che fare con dei veri fuoriclasse non ci si mette molto a capirlo, per quanto non lo si scopra certo oggi, ma nella dimensione live, come detto sopra, rimane un’eccezione poterli vedere; suonano una quindicina di pezzi, con una scaletta, che è più o meno la stessa per tutto il tour, studiata ad hoc per avere “una montagne russa” di sonorità tra piani e forti, lounge music e cavalcate ipersoniche con la chitarra di Tim Gane che sale in cattedra per un viaggio unico, piacere per le orecchie e anche per convincere i più scettici di quanto possa offrire la musica dal vivo in termini di emozioni e arricchimento culturale.
Come dicevo scaletta multi tasking da “Eye of the vulcano” a “Miss Modular”, l’apoteosi descritta sopra con “Harmonium”, quindi non poteva mancare quello che forse è il loro brano più rappresentativo, quella “French disko”, manifesto generazionale e non, canzone che rimane in assoluto tra le cose più belle mai fatte in questa direzione.
Inutile scrivere molto di più, sicuramente uno dei concerti di questo 2022, assolutamente.