A gennaio, via BMG, i Band Of Horses sono tornati dopo quasi sei anni da “Why Are You OK” con il loro ottimo sesto LP, “Things Are Great”: in questo periodo la band di Seattle ha sicuramente subito la pandemia, che l’ha costretta a ritardare la pubblicazione dell’album, ma ha anche visto la dipartita di due membri importanti, il chitarrista Tyler Ramsey e il bassista Bill Reynolds, che se ne sono andati in maniera non proprio amichevole.

Dopo averli rimpiazzati rispettivamente con Brett Nash e Matt Gentling, Ben Bridwell e soci sono ripartiti nel loro cammino, hanno disegnato questo nuovo album e sono finalmente tornati in tour anche in Europa.

Purtroppo i presenti all’Estragon oggi, al contrario di quanto era capitato in altre occasioni in passato, non sono molto numerosi, ma il gruppo ora di stanza in South Carolina si presenta alle nove e un quarto puntuale sul palco della venue di via Stalingrado accolto comunque in modo caloroso dai fan emiliani.

Il concerto si apre con “Dull Times / The Moon”, la opening-track di “Why Are You Ok”: Bridwell è davanti a tutti con la sua pedal steel e, attraverso la sua voce morbida e le chitarre, riesce a creare un panorama folk estremamente soft ornato da splendide armonie, facendo partire la serata con grande delicatezza.

Nella successiva “Wicked Gill”, invece, pur senza perdere nulla dal punto di vista qualitativo, il livello di energia inizia ad aumentare in maniera decisa con un drumming molto carico e chitarre indie-rock.

L’atmosfera si fa in seguito più riflessiva con “Ode To LRC”, che vede l’organo di Ryan Monroe aggiungere ulteriore spessore al brano.

Pure “In A Drawer” ha un’anima gentile, ma il suo ritornello si fa più imponente attraverso la voce delle sei corde che iniziano a rombare, mentre “Crutch”, ricco di armonie e di paesaggi sonori energici e puliti, ha un tocco pop che lo rende davvero godibile.

Inutile dire che la successiva “Laredo”, un classico del repertorio dei Band Of Horses, è pura poesia folk-rock, emotiva e toccante da ricordare le cose migliori dei Wilco: il pubblico emiliano non puo’ che applaudire a lungo e in modo molto convinto alla fine del pezzo.

Dopo una “St. Augustine” molto intima, eseguita in solo da Bridwell, torna sul palco la band al completo e insieme a lei anche le grandi chitarre di “The Great Salt Lake” ed è un trionfo puro; subito dopo ecco l’altrettanto esaltante “Is There A Ghost”, anch’essa piena di energia indie-rock e di melodie eccezionali.

Gli splendidi arpeggi e la delicatezza southern-rock di “Warning Signs” ci conducono verso la fine del mainset e ovviamente non puo’ mancare “The Funeral” con tutta la sua grande emotività  a mettere l’ultima ciliegina su questa già  ricca torta.

Il pur breve encore si chiude ovviamente con “The General Specific” che, con l’organo di Monroe ancora protagonista, regala attimi di luminosa energia al pubblico felsineo che balla e risponde con un continuo handclapping e con il sorriso sulle labbra.

Una serata davvero importante, dove i Band Of Horses, mentre hanno proposto pezzi da quasi tutti i loro album, hanno saputo regalare emozioni e passione condite ancora una volta dalla loro grande e indiscutibile qualità .