C’è molta qualità  nell’esordio solista di Leland Whitty dei BADBADNOTGOOD, realizzato con l’apporto del fratello maggiore Lowell alla batteria e di diversi membri del progetto alternative jazz canadese variamente impegnati: Alexander Sowinski, Chester Hansen, Matthew Tavares e Julian Anderson Bowes si alternano infatti a basso, organo e batteria. Ventinove minuti dal tono decisamente contemplativo che partono dalle radici jazz e dal lavoro di Whitty come autore di colonne sonore per inoltrarsi ben presto in territori sperimentali che confinano con l’elettronica sulla scia di moderni compositori come David Axelrod, Gary McFarland, Arthur Verocai, Brian Bennett, Jon Brion e Jonny Greenwood.

Fonti d’ispirazione ben evidenti fin dai primi due brani: l’evocativa “Svalbard” dall’arrangiamento minimale e l’accattivante “Glass Moon” trascinata dal sassofono di Leland che popola anche la frizzante e sinuosa “Awake”, uno dei brani più riusciti tra quelli proposti proprio per come riesce a mettere in scena il rapporto quasi simbiotico tra sax, sintetizzatori, archi e melodia. Whitty conferma il suo valore in “Windows” che ricorda a tratti le atmosfere di RyÅ«ichi Sakamoto in chiave più eterea con un crescendo esplosivo. “Silver Rain” punta su ritmo e armonie cangianti mentre “In Circles” ha un sound più elettronico pur non rinunciando a un approccio quasi orchestrale in alcuni momenti, prima del finale affidato alla title track che racchiude tutte le anime di un disco elegante e vario.

“Anyhow” viaggia nel solco tracciato dai BADBADNOTGOOD ma tenta un approccio diverso, più riflessivo e meno votato all’improvvisazione pura. Sette brani che non a caso sono nati unendo tante piccole parti ““ loop, riff rielaborati usando il software Ableton – in un intimo ritratto che svela il cuore dell’identità  artistica di Whitty basata ancor più che in passato sull’etica del do-it-yourself che ha portato Leland a cimentarsi non solo nel ruolo di polistrumentista ma di produttore, ideatore, esecutore di un disco che riflette sul fare musica e dimostra che anche dicembre può regalare album di spessore.

Credit Foto: Sylvain Chaussèe