Vivienne Westwood se ne è andata ieri a Clapham, Londra all’eta di 81 anni.

La stilista nativa del Chesire aveva profondamente contribuito al look punk originale del Regno Unito.

Il suo sito dice:

“Vivienne Westwood è morta oggi, serenamente e circondata dalla sua famiglia, a Clapham, nel sud di Londra.

Vivienne ha continuato a fare le cose che amava, fino all’ultimo momento, disegnando, lavorando alla sua arte, scrivendo il suo libro e cambiando il mondo in meglio. Ha condotto una vita straordinaria. La sua innovazione e il suo impatto negli ultimi 60 anni sono stati immensi e continueranno nel futuro.

Vivienne si considerava una taoista. Ha scritto: “Sistema spirituale del Tao. Mai come oggi c’è bisogno del Tao. Il Tao ti dà  la sensazione di appartenere al cosmo e dà  uno scopo alla tua vita; ti dà  un senso di identità  e di forza tale da sapere che stai vivendo la vita che puoi vivere e che quindi dovresti vivere: fare pieno uso del tuo carattere e pieno uso della tua vita sulla terra”.

Il mondo ha bisogno di persone come Vivienne per cambiare in meglio.”

Dopo aver abbandonato la scuola d’arte e aver lavorato come insegnante, la Westwood si è dedicata al design mentre insegnava, vendendo gioielli nei fine settimana in Portobello Road a Londra. La sua vita cambiò quando incontrò Malcolm McLaren a metà  degli anni ’60 e iniziò a disegnare abiti per la sua boutique in Kings Road a Londra all’inizio degli anni ’70. Il negozio cambiò nome e tema alcune volte, ma la sua incarnazione come SEX dal 1974 al 1976 li rese entrambi famosi, in quanto i modelli della Westwood sarebbero diventati sinonimo del look del punk britannico dell’epoca. Il negozio ha vestito soprattutto i Sex Pistols (il bassista Glen Matlock vi ha lavorato occasionalmente), ma tra gli altri clienti si annoverano Chrissie Hynde dei Pretenders (che vi ha lavorato anche lei), Siouxsie Sioux e Adam Ant.

Lo stile provocatorio della Westwood l’ha resa uno dei nomi più famosi della moda degli ultimi 60 anni.

Credit Foto: Manfred Werner/Tsui – CC by-sa 3.0, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons