I bolognesi Bromance fanno il loro esordio con questo EP di cinque tracce che, tra riff abrasivi e atmosfere oscure, saprà  rendere felici tutti gli appassionati del post-punk più essenziale, viscerale e umano. Sembra infinito l’amore del quartetto per le sonorità  cupe, rumorose e abrasive del garage rock targato anni ’70. Il sound del disco è crudo ed essenziale, come d’altronde lo sono anche gli strumenti utilizzati per le registrazioni: voce, chitarra, basso e batteria.

Niente fronzoli o inutili orpelli a ostacolare il flusso di sangue che scorre via dalla musica viva e violenta dei Bromance. Poche le sfumature new wave, quasi nullo l’interesse per l’elettronica nonostante i timidi inserti sintetici di “Four Seasons Souvenir”. I punti di riferimento sono la no wave di Lydia Lunch, lo psychobilly dei Cramps e soprattutto il rock gotico e crepuscolare dei Bauhaus, la cui impronta sulla musica dei Bromance è davvero molto marcata.

La band emiliana, forte delle tante esperienze accumulate nel corso degli anni da Peter Smith (voce), Angelo Casarrubia (chitarra), Gianluca Modica (basso) e Marco Scarabel (batteria), riesce a rielaborare le sue innumerevoli influenze in un EP fresco e originale dove trovano spazio schegge di esplosivo garage rock dai toni straordinariamente dark (“Twin Chicks”, “Blow My Dice”), ombre di marcio romanticismo (la già  citata “Four Seasons Souvenir”) e brandelli di melodie dal sapore notturno corrotte dal noise (“Hard Black Suit”) e dai suoni anni ’60 di un proto-punk “crampsiano” (“Doubt On The Balcony Boudoir”). Un debutto piccolo ma eccitante, proprio come la città  provenienza dei Bromance. Attendiamo con una certa curiosità  l’esordio sulla lunga distanza.

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