Sono passati appena due anni e mezzo dall’uscita di “Wave”, il sesto LP di Patrick Watson, ma lo scorso aprile il musicista canadese nativo della California gli ha già  dato un seguito.

Credit: Nicola D’Orta

Registrato insieme alla sua storica collaboratrice Mishka Stein e prodotto e mixato dallo stesso Watson, il disco “parla della negoziazione di un mondo in cui non sai più cosa è reale”, spiega la press-release.

Questo lavoro si apre con la title-track “Better In The Shade” che ospita un gentile ed elegante falsetto pieno di sentimenti inizialmente supportato dal solo piano: seppur malinconico, il brano evolve pian piano con alcuni preziosi arrangiamenti di archi che aggiungono calore alla sua voce.

La successiva “Height Of The Feeling”, invece, si presenta con synth e drum-machine, a cui si aggiungono in seguito anche percussioni e archi: il mix puo’ sembrare particolare, ma si accompagna bene con le voci di Patrick e della sua ospite, Ariel Engle dei Broken Social Scene, che rendono il brano davvero speciale e intimo.

Il pezzo centrale di questo LP, “Little Moments”, ha un non so che di Bon Iver: forse il falsetto insieme ai synth e, in sottofondo, alla delicatezza del piano possono risultare inaspettati, ma ciò che ne esce è davvero confortante sotto il piano emotivo.

“La La La La La” poi, nei suoi due brevi minuti, pur semplice a livello di struttura strumentale, trova un’eleganza notevole e aggiunge un sapore cinematografico, nostalgico quanto gradito al disco.

In nemmeno ventidue minuti e appena sette canzoni, il quarantatreenne musicista di Montreal riesce a compiere parecchie magie, sperimentando e incantando: qualsiasi modo Patrick usi per esprimere le sue emozioni, il risultato è molto piacevole e ci scalda il cuore.