Tra i concorrenti annunciati alla prossima kermesse sanremese figura anche il nome di Gianluca Grignani, assente da quelle parti dal 2015 quando presentò l’intensa “Sogni infranti”, prima di una pausa discografica terminata solamente un paio d’anni fa con la pubblicazione di sparuti singoli che poi andranno inseriti in un nuovo progetto, a detta dell’autore, di grande rilevanza per il suo percorso artistico e di vita.

L’occasione del Festival giunge insomma propizia per rimettersi definitivamente in carreggiata, lui che indubbiamente deve alla manifestazione alcuni dei suoi più grandi successi (su tutti l’evergreen “Destinazione Paradiso”, oltre all’antesignana “La mia storia tra le dita”, con cui aveva passato le selezioni per accedere poi in gara tra le Nuove Proposte), ma che vanta pure nella sua
lunga carriera una felice parentesi rock, testimoniata non solo dal cult-album “La fabbrica di plastica” (tra i migliori di tutta la fantastica epopea degli anni novanta) ma anche dal titolo che andremo a omaggiare oggi a distanza di 25 anni dalla sua pubblicazione.

Uscì infatti il 29 gennaio del 1998 “Campi di popcorn”, terzo lavoro dell’artista milanese, ormai lanciato in altri territori musicali, sempre più convinto di abbandonare l’immagine del “bello da copertina”, piombatagli addosso dopo il travolgente successo del suo esordio.
L’animo ribelle emerso con la “Fabbrica” viene soltanto mitigato in queste nuove canzoni, ottimamente prodotte insieme a Jay Healy (l’uomo dietro i suoni di “Secret Samadhi” dei Live, e in effetti sono riscontrabili alcune analogie con quel disco), in cui Grignani accentua il lato psichedelico della sua musica, concedendo appena qualcosa in più alla melodia classica italiana (specie nelle due ballate per antonomasia “Mi piacerebbe sapere” e “La canzone”, comunque entrambe attraversate da mirabili venature rock).

Meno iconico del suo predecessore, in realtà “Campi di popcorn” può contare anch’esso, a distanza di cinque lustri, sul plauso unanime della critica e sull’affetto dei fans, che gli riconoscono grande onestà intellettuale e ricchezza di idee e contenuti.
Spiccano episodi come “Dio privato”, col suo incedere incalzante dai toni tribali, la dolce e stralunata “Candyman”, le ruvide “Dalla cucina al soggiorno” e “Scusami se ti amo”, dai poderosi saliscendi emotivi e la più pacata “Marce 1/2″ (su una storia d’amore con una ragazza argentina), senza tralasciare il fortunato singolo “Baby Revolution” – che nel titolo omaggia l’idolo dichiarato John Lennon – corredato da un video piuttosto allucinato, e la suggestiva title-track.

E’ questo l’album dove si connota anche la sua figura di “Joker”, soprannome che gli rimarrà appiccato addosso, e che ne rivelava in tempi non sospetti una natura misteriosa e ambivalente nella conclusiva traccia eponima.

“Campi di popcorn” non fu mai a mio avviso un tentativo reale di riabbracciare il pubblico perduto degli adolescenti, spiazzato dalla svolta de “La fabbrica di plastica”, nonostante da certa stampa fosse stato presentato così, ma piuttosto l’evoluzione di un suono e di un’attitudine che già albergavano nell’animo di Gianluca, da sempre tormentato e in fibrillazione. Non si trattò di un flop commerciale ma è chiaro che nemmeno si avvicinò all’exploit di vendite di “Destinazione Paradiso”, considerando quello come uno dei debutti più importanti della storia della musica italiana: rimane però a distanza di 25 anni un capitolo saliente del suo percorso, che ne mise in risalto l’indiscutibile talento e un enorme potenziale che da allora non fu più espresso in certi termini.

Data di pubblicazione:
 29 gennaio 1998
Tracce: 12
Lunghezza: 52:38
Etichetta: Polygram
Produttore: Jay Healy, Gianluca Grignani

Tracklist

  1. Baby Revolution
  2. Campi di popcorn
  3. La canzone
  4. Dalla cucina al soggiorno
  5. Marce 1/2
  6. Scusami se ti amo
  7. Dio privato
  8. Candyman
  9. Mi piacerebbe sapere
  10. Little man
  11. Buongiorno guerra
  12. The Joker