
Lo scorso 23 febbraio 2023 è partita la campagna di crowdfunding a supporto delle fasi finali di produzione del film documentario della regista Maria Arena sulla band di culto Uzeda.
60 giorni per raggiungere la cifra di 20000 € sulla piattaforma al quale si aggiungerà un concerto che si terrà a metà raccolta fondi, nel mese di marzo, con numerosi ospiti che si esibiranno a supporto della causa.
Il film in lavorazione segue la band Uzeda dal 2016 al 2020, documentando tour, pezzi di vita privata, la storia dei 7 dischi pubblicati di volta in volta al fine di documentare le tappe di un cammino. Il concerto del 25 e 26 maggio 2018 all’Afrobar di Catania è un momento topico: in occasione del 30° anno di attività, in Sicilia si ritrovano per suonare gli amici sparsi per il mondo. I June of 44, riuniti per l’evento, The Ex, Shellac, Black Heart Procession e gli italiani Three Second Kiss, Tapso II e Stash Raiders.
Nel gennaio del 2019, il recording engineer Steve Albini raggiunge gli Uzeda a Verona, al Recording Studio Sotto il Mare, per la registrazione del loro ultimo album “Quocumque Jeceris Stabit”.
Il racconto di quei giorni fa da punteggiatura al film, documentando un altro aspetto fondamentale della musica degli Uzeda, l’incisione del loro suono su nastro magnetico.
Queste le parole della regista Maria Arena:
Le parole della regista Maria Arena:
‘The best plan is the no plan’ è la frase che ho spesso sentito ripetere ad Agostino Tilotta, chitarrista della band Uzeda. Un po’ come dire ‘virennu facennu’, si vede facendo, tipica espressione del sud che invita a fare senza troppi programmi: adattare la progettualità agli accadimenti. Ed è così che ho iniziato questo film, senza un piano, seguendo il desiderio di fissare un pezzetto di vita e di storia degli Uzeda, perché ci fosse una traccia audiovisiva che raccontasse il modo di essere di una band indipendente che ha mantenuto questa prospettiva per 30 anni. Un film per scoprire come si può vivere mettendo al primo posto la musica, la ricerca, la sperimentazione, il dialogo con se stessi, una economia senza plusvalore. I soldi, proprio come la chitarra, il basso, la batteria e le corde vocali, sono solo uno strumento;
e il suono non è la somma degli strumenti, è altro, è qualcosa di dirompente che si scatena. Posizione radicale, senza compromessi, che mi ha rapita dal pensiero catastrofico e autodistruttivo imposto all’immaginario dalla società in cui tutti abitiamo.”